LA GUERRA D'INVERNO: UN EPISODIO DELL'ESPANSIONISMO SLAVO VERSO OCCIDENTE

Il 13 Marzo 1940 terminava La Guerra d’Inverno tra URSS e Finlandia, con la sconfitta di quest’ultima. Nella successiva Guerra della Continuazione (1941-44) la Finlandia avrebbe di nuovo perduto. Tali conflitti costituiscono altrettanti tasselli nel mosaico della decisa avanzata dello slavismo verso occidente avvenuta nel XX secolo.   

1. La Finlandia, faro settentrionale europeo dei popoli ugro-finnici: cenni etnografici e principali tappe storiche fino alla Grande Guerra

Com’è noto, la Finlandia è la terra dei Finni (detti anche Finnici; con Finlandesi s’intende di solito più l’appartenenza politica che quella etnica). Essi sono gli esponenti più settentrionali, assieme ai più orientali Samoiedi, della grande famiglia etnica ugro-finnica, a cui appartengono anche Estoni e Magiari. 

Gli ugro-finni hanno antichissime ascendenze uralo-asiatiche e precisamente turaniche, sicché i loro idiomi non hanno molto in comune con le altre lingue europee. Esse si caratterizzano solitamente per il fortissimo sintetismo e l’abbondante numero di casi di declinazione. Pur appartenendo originariamente alla grande razza gialla (mongolica), essi si sono nel corso del tempo nettamente indoeuropeizzati, tanto da poter essere considerati tranquillamente indoeuropei de facto

I Finni sono un popolo proverbialmente onesto, perseverante ed industrioso. Il tipo finnico (sottotipo Finnico Occidentale o Tavastiano) è per solito robusto e di media statura; il viso un poco appiattito e con zigomi prominenti; la capigliatura bionda tendente a scurirsi con l’età; la carnagione bianco pallida tendente al giallastro. Il sottotipo Careliano (o Orientale) è più slanciato. 

All’inizio del secondo millennio i Finni, popolo silvestre suddiviso in clan spesso in lotta tra loro, furono cristianizzati ad opera degli Svedesi, che pian piano li compresero nel loro Regno. Quasi contemporaneamente fecero la loro comparsa i Russi. La loro pressione aumentò lentamente ma costantemente nel corso dei secoli. In concomitanza col declino della potenza svedese, la Russia si fece all’inizio del ‘700 più ambiziosa e Pietro il Grande, vittorioso nella Grande Guerra del Nord, riuscì ad annettere all’Impero la parte meridionale della Finlandia dal Golfo omonimo fino al lago Ladoga, nonché Ingria, Estonia, Curlandia e Livonia (queste ultime corrispondono all’incirca all’attuale territorio lettone più un’area estone) (Trattato di Stoccolma, 1719-20 e Pace di Nystad, 1721). Passò meno di un secolo perché nel 1809 (Pace di Fredrikshamn/Hamina) la Svezia, sconfitta nella Guerra di Finlandia, cedesse tutto il territorio finnico alla Russia, che lo elevò a Granducato (detto anche Granprincipato). 

Lo Zar Alessandro I, assumendone il titolo di Granduca, dedicò una notevole attenzione alla Finlandia, concedendole una grande autonomia e assicurandole un territorio che fosse il più possibile coincidente con il suo elemento etnico, comprendendo perciò anche le terre già annesse in precedenza, anche se non tutta la Carelia. Sostanzialmente il governo centrale russo si attribuiva l’esercizio della politica estera e bellica, lasciando ampia libertà locale in tutte le altre materie, compresa quella religiosa (la religione maggioritaria della Finlandia è sin dall’epoca della Riforma il protestantesimo). Il Paese fu diviso amministrativamente in otto Governatorati. A livello politico lo Zar era rappresentato ad Helsinki (Helsingfors) da un Governatore Generale, che presiedeva il Senato, massimo organo di governo. In seguito fu introdotta una Camera dei Rappresentanti eletta (Eduskunta), prima nei 4 Stati tipici (Nobili, Clero, Borghesia, Paesani) (1863), quindi a suffragio diretto (1906). 

Tuttavia nel 1899 lo Zar Nicola II, facendosi sostenitore del panslavismo, limitò le autonomie locali a favore di un accentramento del potere presso un Segretariato di Stato apposito a Pietrogrado. A livello di popolazione, il territorio rimase sempre abitato da Finni in netta maggioranza (intorno a 85-90%), seguiti da Svedesi, numerosi a ridosso del confine e maggioritari nelle Isole Åland, Russi, numerosi nell’est e nella zona di Viborg-Viipuri, e tedeschi, presenti in buon numero nella capitale e nelle maggiori città. La popolazione totale rimase comunque sempre piuttosto bassa: nel 1914 si contavano 3.500.000 abitanti. Per tutto il XIX secolo i finnici erano stati in gran parte sudditi fedeli dello Zar, partecipando attivamente alla vita dell’Impero. Tuttavia con l’inizio del nuovo secolo i rapporti iniziarono ad incrinarsi, specialmente a causa del diffondersi dell’ideologia panslavista, che minacciava direttamente l’autonomia etnica, culturale e religiosa del loro paese. 

Con l’inizio dei torbidi rivoluzionari la situazione non fece che precipitare. Nel 1904 il Governatore generale Nikolaj Ivanovič Bobrikov, che sin dal 1903 governava con speciali poteri dittatoriali, fu assassinato da Eugen Schaumann, considerato dai finnici un patriota. Ciò innesco ritorsioni e controritorsioni che non portarono a nulla, sicché lo Zar nel 1906, in seguito a uno sciopero generale, iniziò a ripristinare qualche privilegio di autonomia. Tuttavia nel 1908 ulteriori leggi panslaviste invise alla popolazione causarono l’opposizione armata degli Jager, i volontari “cacciatori”. 

2. I prodromi del conflitto: dalla Grande Guerra allo scoppio della Guerra d’Inverno

Con lo scoppio della Grande Guerra i nazionalisti finlandesi, forti tra studenti ed alta borghesia, peraltro non di rado legata alla Germania da vincoli di sangue, furono tutti filo-tedeschi, tanto che nell’ambito dell’Esercito Germanico si costituì un Battaglione Jager. Lo scoppio della Grande Guerra e poi della guerra civile rivoluzionaria in Russia interessò appieno anche la Finlandia, dove si fronteggiarono i “bianchi” anticomunisti e i “rossi” filocomunisti. Tra le personalità più vicine ai bianchi si segnalò subito il condottiero Barone Carl Gustaf Emil Mannerheim, eroe di guerra, che tenne sempre una posizione equilibrata al fine di evitare un’estremizzazione del conflitto. 

Il Barone Mannerheim

Con lo sfacelo dell’Impero Russo, il 6 Dicembre 1917 la Finlandia fu proclamata indipendente. Inizialmente era previsto l’insediamento sul trono di un Principe tedesco, Federico Carlo d’Assia-Kassel, ma questi, una volta crollato a sua volta l’Impero Tedesco, rinunciò alla corona (14 Dicembre 1918). La Finlandia si avviò così a instaurare un sistema repubblicano, formalizzato nel 1925. Il 1918 fu caratterizzato dall’esplosione della guerra civile finlandese tra bianchi e rossi. Mannerheim, Eroe Nazionale e Capo militare dell’Esercito Finlandese, di fatto coincidente con le Guardie Bianche, ebbe alfine la meglio sui rossi e a dicembre fu nominato Protettore dello Stato o Reggente di Finlandia (Valtionhoitaja o, in svedese, Riksföreståndare). Fu allora che molti lo spronarono a fondare una nuova dinastia reale, ma la sconfitta alle elezioni del 1919 impedirono un suo consolidamento al vertice dello stato. 

La pace di Tartu (Dorpat, in territorio estone) siglata il 14 Ottobre 1920 si definirono confini che non accontentarono molti tra i contendenti. Tra Finlandia e Russia il confine fu posto al fiume Sestra in Carelia, lasciando perciò la Carelia orientale alla Russia, nonostante il sogno di molti finnici di realizzare una Grande Finlandia fino alla Penisola di Kola. 

  Il progetto della Grande Finlandia


Tra le due guerre la Finlandia si dovette barcamenare tra due grandi potenze: Germania e Unione Sovietica. In generale i finlandesi erano etnicamente e politicamente più vicini alla Germania, all’ideologia socialnazionale e al corporativismo, tanto che nel corso del tempo nacquero parecchi movimenti filofascisti e filonazionalsocialisti. Non mancarono però i gruppi filocomunisti, che furono combattuti con fermezza. Tuttavia per evitare un pericoloso incrinarsi dei rapporti con l’Unione Sovietica e scongiurare una guerra sempre impellente, il Governo Finlandese siglò col Governo Sovietico un patto di non aggressione il 21 Gennaio 1932. Nonostante ciò, i rapporti rimasero freddi, anche perché Stalin non nascondeva le proprie mire alle zone del sud-est. 

La Finlandia si avvicinò così sempre di più alla Germania Nazionalsocialista, ritenuta assai affine sotto l’aspetto culturale e politico. Anche l’Italia Fascista fu considerata un modello e il Ministro Plenipotenziario presso la Regia Legazione Italiana ad Helsinki, Attilio Tamaro, promosse una serie di iniziative di successo che dimostrarono l’alta consonanza politica tra i due popoli: tra queste da citare nei primi anni ’30 la nascita del primo comitato finlandese della Società Dante Alighieri, l’istituzione del lettorato di lingua e letteratura Italiana e la creazione dell’associazione Giovani Amici d’Italia nonché scambi culturali tra i due popoli. Nel 1930 ebbe un discreto successo anche una Marcia Contadina su Helsinki, che ottenne dal Governo una serie di provvedimenti di matrice socialnazionale. Con la rivolta di Mäntsälä del 1932 si tentò altresì di prendere il potere diretto, ma senza successo. Si faceva intanto strada un’ideale ugro-finnico che mirava a riunire in un solo Impero tutte le popolazioni etnicamente e culturalmente affini ai Finni (i cosiddetti Heimosodaat, popoli fratelli), in particolare Estoni, Lapponi, Ingriani e Careliani orientali. Alcuni estendevano le ambizioni ai territori uralofinnici, includendo così anche le lontane aree abitate dai Samoiedi.

Il sogno dell'Impero Uralo-Finnico

Tra le associazioni più attive nel promuovere tali istanze vi fu la Società Accademica Careliana (AKS) e il Movimento della Lapua, fondato nel 1929, divenuto nel 1932 con Herman Gummerus e Erkki Räikkönen, dopo lo scioglimento forzato, Movimento Patriottico Popolare (in finlandese Isänmaallinen kansanliike, o IKL). Esso adottò subito abitudini tipiche del Fascismo Italiano tra cui la camicia nera e il saluto romano. Alle elezioni del 1933 ottenne all’Eduskunta 14 seggi su 200. L’allenza con la Germania sembrò indissolubile ma fu inaspettatamente messa in discussione con la stipula del Patto Ribbentrop-Molotov (23 Agosto 1939), attraverso il quale era evidente che la Germania fosse pronta a lasciar mano libera ai russi nell’area baltica in cambio dell’accettazione del proprio espansionismo ad est. I socialnazionali finnici, rimasti delusi dai tedeschi, si avvicinarono così ulteriormente all’Italia Fascista, mantenendo inalterato il loro sentimento antirusso e antibolscevico. Dal canto suo, l’Unione Sovietica si fece più aggressiva e le reciproche provocazioni di confine si fecero una costante. 

3. La Guerra d’Inverno (in finnico Talvisota)

Finnici e sovietici giunsero così ai ferri corti nell’ottobre del 1939, quando il Ministro degli Esteri sovietico Molotov premette per un incontro col suo omologo finlandese Eljas Erkko. Stalin proponeva uno scambio ritenuto equo: 2.761 kmq nel sud-est da annettere all’Unione Sovietica, contro 5.529 kmq di territorio interno della Carelia Orientale da annettere alla Finlandia (Distretti di Repola e Porajärvi). La Finlandia avrebbe dovuto cedere all’Unione Sovietica i seguenti territori: 

  • Area dell’istmo di Carelia in modo che la distanza del confine da Leningrado si spostasse da 35 km a 70 km (oltre il raggio d’azione delle artiglierie pesanti)
  • La parte occidentale della penisola di Rybačij, utile a proteggere Murmansk e a controllare gli accessi al porto finlandese di Petsamo
  • Quattro isole del Golfo di Finlandia: Suursaari, Lavansaari, Tytärsaari e Koivisto

 Ma le richieste russe si estendevano ad altri punti: 

  • l’affitto di una base navale sul promontorio di Hanko con diritto di ancoraggio per le navi sovietiche nella baia di Lappohja
  • la distruzione delle fortificazioni di confine in Carelia da parte di ambo gli Stati
  • il rafforzamento del patto di non aggressione del 1932 con l’aggiunta di una clausola che prevedeva il divieto di aderire ad alleanze ostili all’altro firmatario.

La Finlandia rifiutò nettamente. In particolare riguardo agli scambi territoriali, essa ritenne che l’importanza strategica dell’area da cedere non era compensata dalla maggior estensione dell’area offerta. L’Unione Sovietica si mosse subito alla guerra. Il casus belli fu fornito dal cosiddetto incidente di Mainila, il 26 Novembre, quando furono sparati colpi di artiglieria che provocarono la morte di 4 soldati di frontiera russi dell’armata rossa. La Finlandia negò di essere la responsabile delle uccisioni, ma la Russia rispose denunciando il trattato di non aggressione in quanto disatteso dai finnici ed il 30 Novembre 1939 dichiarò guerra alla Finlandia. Come sempre in questi casi, vi sono le solite polemiche sull’identità dei reali autori dell’incidente, molto probabilmente i russi stessi allo scopo di costruire il casus belli per quella che passò alla storia come Guerra d’Inverno. 

La Russia sferrò l’attacco con quattro armate, da nord a sud: nella regione artica, nella zona di Salla, nella regione di Suomussalmi, nella Carelia, cercando altresì di prevenire un aiuto alla Finlandia da parte di Svezia, Norvegia o potenze anglosassoni. Il Capo supremo delle forze russe, Generale Mereckov, fece attaccare la linea predisposta dal Barone Mannerheim, Comandante supremo delle Forze di Difesa, da due fuochi: per terra dal Lago Ladoga, per mare dal Golfo di Finlandia. Inizialmente i Russi avanzarono velocemente in territorio nemico, ma dopo poche settimane caddero nelle trappole tese dall’efficientissima guerriglia finnica. Nonostante la sproporzione di numero (un rapporto di oltre 1:3 in favore dei Sovietici) e di mezzi (un rapporto di oltre 1:30 per i soli carri armati), l’audace e improvvisa azione di tiratori-sciatori creò non poche difficoltà alle pesanti fanterie russe. 

Il 20 Dicembre 1939 il generale Mereckov tentò un attacco in grande stile lungo la linea Mannerhein, ma fu respinto. I Finnici furono abilissimi a sfruttare la perfetta conoscenza di un territorio praticamente impraticabile a causa del clima proibitivo (-40°C/-50°C, in alcuni luoghi con punte anche maggiori), della mancanza di luce a causa delle lunghe notti artiche e della presenza di una serie continua di decine di migliaia di laghi. Inoltre le tute mimetiche e gli sci utilizzati dai Finnici erano perfetti per la neve; le tecniche di guerriglia utilizzate erano poi raffinatissime. La formidabile Linea Mannerheim, consistente in ben 157 postazioni per mitragliatrici e 8 postazioni per artiglieria, più forti di comunicazione e di chiusura (da quello occidentale di Saarenpaa a quello orientale di Jariseva), sembrava impenetrabile. Tuttavia gli sperati aiuti inglesi, americani e francesi non arrivarono e ai finnici fu chiaro che il tempo non giocava in loro favore. In realtà il Primo Ministro Britannico Chamberlain aveva già predisposto un corpo di spedizione che però, a causa della mancata collaborazione di Norvegia e Svezia, non partì mai. 

Alla fine di gennaio i Russi, visto il fino ad allora pessimo andamento della guerra, fecero giungere truppe in massa per ribaltare la situazione e il 1° febbraio sferrarono un formidabile attacco combinato aereo e terrestre, nella parte occidentale dell’Istmo di Carelia. Per i finlandesi fu l’inizio della fine: essi dovettero arretrare sulla seconda e sulla terza linea, perdendo città quali Summa, Muola e Koivisto. In marzo fu la volta di Viipuri (Vyborg), che venne praticamente distrutta. La Finlandia decise di arrendersi e il 12 Marzo, dopo 105 giorni di guerra, fu firmata la Pace di Mosca, che entrò in vigore il giorno dopo, 13 Marzo 1940. Le perdite finlandesi furono di 30.000 uomini, quelle russe di 290.000. 

4. La Guerra di Continuazione e la vittoria finale dello slavismo bolscevico

I Finnici sottoscrissero la pace pensando già a una riscossa. Il momento propizio avvenne allorché la Germania ruppe il patto Ribbentrop-Molotov e diede il via all’Operazione Barbarossa (22 Giugno 1941), destinata a ricacciare lo slavismo ad est. Entusiasta della ripresa della guerra ideologica contro lo slavismo e il bolscevismo, la Finlandia si gettò subito nella mischia e il 26 Giugno dichiarò ufficialmente guerra all’Unione Sovietica, dando il via a quella che fu definita la Guerra di Continuazione, poiché la Guerra d’Inverno non era stata considerata conclusiva. I Russi la considerarono invece parte Grande Guerra Patriottica. I Tedeschi vennero subito in aiuto dei Finnici, coi quali si consolidò la tradizionale comunanza di spiriti. All’inizio i Finnici avanzarono celermente in Carelia orientale e nella Provincia di Leningrado, conquistando diverse città tra cui Petrsoskoi (Petrozavodsk). 

Già in autunno però l’avanzata si rallentò e lo scontro si trasformò in una logorante guerra di posizione, che durò ben tre anni, senza che nessuno dei contendenti riuscisse ad avere ragione dell’altro. La svolta decisiva della guerra si verificò nel Giugno del 1944, allorché, volgendo al peggio le fortune delle potenze del Tripartito, l’Armata Rossa, rafforzata da ingentissime forze fresche, poté ricacciare pian piano i valorosissimi finlandesi verso occidente. I sovietici, guidati dal Generale Leonid Govorov conquistarono una dopo l’altra Viipuri e Petrozavodsk; anche in Carelia Orientale le forze del generale Kirill Mereckov costrinsero gli avversari alla ritirata oltre il Lago Onega. 

Ormai era la disfatta e il rischio di un inglobamento della Finlandia nell’Unione Sovietica si faceva reale. Il Maresciallo Mannerheim (che sarebbe in Agosto divetato Presidente, dimettendosi però nel Marzo del 1946) consigliò al suo governo di cercare al più presto un armistizio con il nemico sovietico, per evitare una sconfitta totale e il rischio di una occupazione del paese e di una perdita della propria indipendenza. L’Unione Sovietica accettò e l’8 Settembre 1944 si concluse la guerra. Le rimanenti divisioni tedesche presenti in Lapponia continuarono però a combattere, ma ormai il destino era segnato e Mereckov giunse a conquistare il porto di Kirkenes in Norvegia. Nell’Armistizio di Mosca del 19 Settembre del 1944 erano già state fissate le condizioni della pace, ratificate ufficialmente nell’ambito dei Trattati di Parigi del 1947, che confermarono la netta avanzata dello slavismo e del bolscevismo verso occidente. Le dure condizioni imposte alla Finlandia furono: 

  • Cessione di Petsamo
  • Cessione di tutti i territori già persi durante la Guerra d’Inverno
  • Concessione della penisola di Porkkala per 50 anni (in realtà fu restituita nel 1956 nell’ambito del disgelo politico instauratosi col Trattato di amicizia del 1948)

 In molti fuggirono per salvarsi dal dominio sovietico.


A sinistra la proposta di scambi territoriali fatta da Stalin;

al centro le perdite territoriali seguite alla Guerra d'Inverno;

a destra quelle seguite alla Guerra di Continuazione 


5. L’espansionismo slavo-comunista su più fronti nel XX secolo e le attuali prospettive dal punto di vista socialnazionale (XXI secolo)

Un evento fondamentale per la storia europea del XX secolo è stato sicuramente l’espansionismo etnico slavo e ideologico comunista su tutti i fronti, da nord a sud: dall’area istriano-dalmata, a quella boemo-morava, a quella prussiana per giungere a quella baltico-finnica, vi è stato un costante arretramento delle stirpi latine, germaniche e ugro-finniche innanzi all’avanzata slava. Poiché inoltre lo slavismo era dominato in quel periodo dal bolscevismo, l’avanzata ha assunto anche una forte connotazione ideologica, che è venuta però a cessare tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI. Oggigiorno infatti la questione è molto diversa poiché se nel XX secolo si poteva dire che lo slavismo fosse portatore di ideologie antinazionali e antitradizionali contro una latinità e un germanesimo patriottici e gelosi delle proprie tradizioni, oggigiorno il quadro si è capovolto: da un lato abbiamo popoli slavi che si mostrano forti nei loro valori (come russi e polacchi), mentre i popoli germanici e ancor più quelli latini sembrano purtroppo aver smarrito gran parte della loro identità etnica e culturale. Pertanto è essenziale non sbagliare prospettiva, rifacendosi ancora a dinamiche tipiche del XX secolo. Al contrario di alcuni decenni fa infatti, oggi i popoli slavi possono essere importanti alleati nella riscoperta degli autentici valori delle civiltà europee. Ciò non deve però compromettere la giusta rivendicazione almeno culturale di territori tradizionalmente legati alle civiltà latina, germanica ed ugro-finnica. 

Concludiamo riportando le parole (in lingua originale e in traduzione) di una celebre canzone patriottica finlandese, Kremlin Uni (Il sogno del Cremlino). Essa, resa celebre da Reino Armio nel 1942, è vigorosamente antirussa e antibolscevica, adottando, sia nella musica che nelle parole, un tono beffardo assai tipico delle canzoni patriottiche finlandesi. 


Kremlin Uni 

Kremlissänsä unta näki Isä-Stalini 

Et' joka suomalaisen nimi oli Vasili, 

Kaalimaata hoitelivat, balalaikkaa soittelivat, 

Lauloivat, "A vot, kaikki on harašoo".   

Molotoffi sanoi, kyllä tappelu nyt tyssää 

Kaikki tanssii ripaskoo ja puhuu että ryssää 

Paratiisi onpi tää, ken ei usko, poikki pää, 

Järjestys se olla pitää, vot harašoo.   


Stalinilla lipussaan on sirppi vasara, 

Ja molemmilla niillä onkin oma tietonsa 

Sirppi katkoo kauloja, vasaralla nauloja 

Lyödään musikoitten arkkuun, vot harašoo.   

Kukoistaapi rauha sekä hyvinvointi, 

Kun ei muuta työtä oo kuin likvidointi 

Paratiisi onpi tää, ken ei usko, poikki pää, 

Järjestys se olla pitää, vot harašoo.   


Mutta Kremlin unet kaikki sauhuun katoaa, 

Ja herätessään Isä-Josef saa sen huomata: 

Suomen poika niin kuin hullu 

rajan yli on nyt tullut, 

Uhkaa viedä Karjalan, vot, ei balui   

Minne tässä hädissä nyt päänsä pistää 

On kuin rotta loukussa, ei apua näy missään 

Paras ehkä olla vois, itsensä jos likvidois: 

Järjestys se olla pitää, vot harašoo. 


Il sogno del Cremlino 

Nel suo Cremlino papà Stalin sognava 

Che il nome di ogni finlandese fosse Vassili, 

che tutti coltivassero i cavoli e suonassero la balalaika, 

Cantando (in russo): “Va tutto bene!"   

Molotov ha detto che i combattimenti si fermeranno 

Quando tutti balleranno il tropak e parleranno russo 

Questo è un paradiso, chi non lo crede è folle, 

L’ordine dev’essere: “Va tutto bene!”   


Stalin ha una falce e un martello sulla sua bandiera, 

Ed entrambi hanno la loro utilità 

La falce taglia le teste, i chiodi col martello 

Servono a chiudere le bare dei contadini: “Va tutto bene!”   

Fiorisce la pace e il benessere, 

Quando non c'è altro lavoro che la liquidazione delle persone 

Questo è un paradiso, chi non crede è folle, 

L’ordine dev’essere: “Va tutto bene!”   


Ma tutti i sogni del Cremlino svaniscono nella polvere, 

E quando papà Stalin si sveglia, vede che 

Con impeto furibondo il figlio di Finlandia ha oltrepassato il confine, 

Minaccia di prendere la Carelia: "va tutto bene!" (in finlandese)  

Dove potrebbe nascondere, allarmato, la testa… 

E’ come un topo in trappola, non trova aiuto da nessuna parte 

Forse sarebbe meglio si volatilizzasse 

L'ordine dev’essere: "va tutto bene!" 


Vittorio VETRANO


Bibliografia 

AA.VV. (2021), Talvisota 1939-1940: La Guerra Russo-Finlandese, Vae Victis n. 158 Sett.-Ott. Harald Öhquist H.

Irincheev B. (2012), Talvisota venäläisin silmin, Minerva 

Öhquist H. (1949), Talsivota minum näkökulmastani 

https://www.fondazionemicheletti.eu/public/contents/26-lezioni-novecento/allegati/file/09_06_Guerra_Inverno.pdf 

http://www.museoalessandroroccavilla.it/2020/02/21/la-guerra-dinverno/ 

Immagini, in parte modificate, tratte nell'ordine da: