L'ESILIO DI RE UMBERTO II

La sera del 12 giugno 1946 alle ore 21 la seduta del governo fu terribile.
Alcide De Gasperi, costretto dalla pressione e forse ricattato dai partiti dichiarò “l’assumere i poteri di capo dello stato puo’ essere considerato un gesto poco ponderato”. La seduta venne sospesa e ripresa alle 23,45. Togliatti dice: "sono d’accordo per l'uso della forza". Nenni "votiamo seduta stante il decreto d'investitura ".
Romita “il Viminale è ben protetto...ho preso le mie misure”. Scoccimarro "Non fidarti la Corona conta su forze fedelissime". Cattani: "quest'ordine del giorno significa provocare la guerra civile non intendo condividerne la responsabilità".

De Gasperi lesse il comunicato che assumeva i poteri di capo provvisorio dello stato. L’unico a votare contro fu Leone Cattani. La repubblica fu imposta da un governo che non aspettò il responso della Cassazione del 18 Giugno. Responso che non arrivò mai perché il Presidente della Suprema Corte Pagano, un galantuomo, di fronte alle pressioni del Governo perché proclamasse i risultati, si dimise perché il referendum era nullo, dal momento che non era stato raggiunto il quorum (LA VERITA' STORICA in allegato  http://consulta.altervista.org/). 

Il 13 giugno Re Umberto II lasciò la Patria inviando agli italiani il proclama in cui spiegava i fatti: "... Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali, fatta dalla Corte suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare, entro il 18 giugno, il giudizio sui reclami, e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente, questa notte, in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano, e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza".


Giovanni Ruzzier