"GOVERNO DI SVOLTA", SE CI SEI BATTI UN COLPO!

Editoriale di Gennaio MMXXIII


Il nuovo anno inizia con serissimi dubbi relativi alla situazione politica, sociale, morale ed economica della nostra Patria. La vittoria della cosiddetta "destra" nelle ultime elezioni non ha per il momento sortito un effetto di reale svolta rispetto ai governi precedenti. A dispetto delle chiassose liti di facciata tra maggioranza e opposizione, si stenta infatti a trovare differenze veramente sostanziali tra l’attuale Governo Meloni e il passato Governo Draghi: qualche sfumatura, ma nulla di più.

La politica estera rimane appiattita su un arido atlantismo totalmente dipendente dall’estero. 

Sul fronte della politica interna, giustizia compresa, non si hanno segnali veramente forti, tra incertezze, compromessi e dietrofront (basti pensare alle questioni “covid” e “contante”). 

Sui temi morali ed etici tutto tace in maniera a dir poco imbarazzante. 

Si sperava poi che sarebbe iniziata, almeno in modo “leggero”, una “bonifica” dalla “rete rossa” che permea ogni ingranaggio della nostra martoriata Nazione: anche su questo fronte non s'intravvede al momento nessuna attività. 

Si dirà che ancora è troppo presto. Certo, è sicuramente vero che è troppo presto per tematiche gigantesche quali una completa riforma della giustizia o una rinascita generale dei valori morali della Nazione. Tuttavia l’ora di lanciare qualche segnale deciso è già scoccata da parecchie settimane e di opportunità per mostrare un netto cambio di rotta ce ne sono state, basti pensare al tema immigrazione. 

Non stiamo chiedendo di imbarcarsi imprudentemente in pericolose prove di forza con poteri sovranazionali troppo potenti: chiediamo soltanto di rispettare il mandato elettorale con prese di posizione più marcate. 

E’ l’ennesima volta nel giro di un trentennio che la Nazione chiede a gran voce un governo di “destra” (usiamo questo termine per comodità, pur nutrendo forti perplessità sulla dicotomia destra/sinistra, ampiamente superata). E per l’ennesima volta sembra verificarsi un fenomeno di "annacquamento", probabilmente pilotato e studiato dall’alto. Il partito cosiddetto di “destra” diventa sempre più “moderato” fino a scoppiare. Il fenomeno è successo all’MSI e ad AN e ora parrebbe intaccare anche Fratelli d’Italia. 

Ci ricordiamo molto bene quando un certo Fini ottenneva i voti popolari declamando a destra e a manca temi tipici del nazionalismo sociale, come, tanto per fare due esempi, l’impegno per l’Istria e la Dalmazia Italiane o il corporativismo. 

Ricordiamo ancora come puntualmente, dopo le vittorie elettorali, si consumava un vero e proprio “tradimento”, con l’immediata amnesia di gran parte di ciò che era stato promesso in campagna elettorale. 

Non vorremmo che si seguisse il medesimo copione anche questa volta. 

Non può essere un giustificativo il fatto che bisogna rendere conto a una maggioranza non certo monolitica: certi segnali si possono dare anche con piccole prese di posizione, a costo zero e senza troppa fatica, a patto che non si temano le reazioni dei "guardiani del pensiero unico". Ma se si temono costoro, evidentemente manca la stoffa per un "governo di svolta".

L'eccessiva moderazione caratterizzante l'attuale esecutivo ci porta a un'amara constatazione sul funzionamento della democrazia liberale: essa è evidentemente dominata da grandi gruppi di potere antinazionali con sede all’estero, cui i governi devono render conto. Il voto diviene così sempre più una specie di rituale collettivo, vacuo orpello rivestito da “sacralità mondana”, che però a livello ideologico non serve praticamente a nulla: oggidì la conquista del voto serve essenzialmente per ottenere benefici di "potere spicciolo" e non certo per diffondere nella società una visione valoriale specifica, che resta inderogabilmente quella delle "ideologie obbligatorie".

Peraltro sul fronte culturale, i partiti attualmente al governo sembrano essere totalmente inadeguati per contrastare l’egemonia sinistrorsa. Su questo fronte si potrebbe fare un gran lavoro se al governo ci fossero partiti realmente “di svolta”! 

Anzitutto sarebbe il momento di combattere con veemenza radicale le orripilanti ideologie “cancel culture”, “woke” e simili, quelle sì, da cancellare una volta per tutte e definitivamente; sarebbe il momento di riscoprire i valori della Patria, della Religione, dell’appartenenza a una stirpe; sarebbe il momento di riscoprire tutta la nostra storia, dall’antica Roma alle Crociate, dal Colonialismo al Fascismo, senza paura, riuscendo a ribaltare i luoghi comuni del pensiero unico, mostrando, dati alla mano, le benemerenze della nostra stirpe.

E invece ci ritroviamo di fronte ad amministratori locali di “destra” che si fanno improvvisati vessilliferi del 25 aprile o addirittura strizzano l'occhio a tutte le altre “ideologie obbligatorie del pensiero unico", come ad esempio immigrazionismo, abortismo o genderismo, che sarebbero invece da combattere senza se e senza ma.

Occorrerebbero circoli, associazioni, strutture finanziate da “partiti decenti” che sapessero proporsi come vera alternativa sociale al “mondo” costruito abilissimamente dalla sinistra nei decenni.

Ma di tali “partiti decenti” al momento non v'è traccia. 

Nel nostro piccolo, perciò, noi tenteremo di radicarci sempre più sul territorio, poiché solo radicandosi sul territorio si riuscirà realmente a costruire un tessuto sociale congruo. 

Noi non abbiamo bisogno di ingraziarci nessuno, perché non dobbiamo niente a nessuno, sicché senza alcun timore reverenziale verso i potenti e le loro cricche, continueremo a lavorare perché in un futuro, anche lontano, le “ideologie obbligatorie” spariscano definitivamente per far spazio alla verità, alla giustizia e alla libertà.    


Vittorio VETRANO


Immagine del titolo: Ambrogio Lorenzetti, "Allegoria del Buon Governo", 1337-1340, Palazzo Pubblico, Siena, da https://it.wikipedia.org/wiki/Governo#/media/File:Lorenzetti_Amb._allegory-of-good-government-_1338-39..jpg