L'ONORE D'ITALIA. UNA "PENNA NERA"

Si è svolta, in un tripudio di tricolori (20.000) ed entusiasmo di popolo la 93esima Adunata nazionale degli Alpini. Rimini aspettava questo evento, rimandato per ben due anni a causa del malefico Covid.


Le “penne nere” sono un fiore all’occhiello dell’Esercito italiano, ma questo fiore all’occhiello appartiene veramente a tutto il popolo che ama questa gente, talvolta grezza, sempre simpaticamente chiassosa, sempre presente laddove le calamità naturali hanno messo in difficoltà persone e cose,

Le “penne nere” nutrono uno elevato spirito di corpo che esalta il loro amore per la Patria e, nel loro interno, proprio perché uniti, hanno un profondo amore per la famiglia e,  la loro,  è una grande famiglia dedita alla solidarietà.

Oggi vediamo sfilare i “veci” la vecchia guardia impavida, dimentica dei problemi generazionali, ma presente anche in carrozzella!  

L’Adunata per tutte le “penne nere” rappresenta il premio alle loro quotidiane attività benefiche, la gioia di rivedere i vecchi compagni d’armi, per i più vecchi ricordare la tragedia della guerra nel ricordo di chi non ce l’ha fatta ed è “andato avanti”.

Ho letto, alla domanda: ”Per quale motivo un alpino resta tale per tutta vita”? la risposta: “”Un alpino rimane alpino per tutta la vita perché la fratellanza ci unisce  per sempre. Vedere una penna nera significa riconoscere un amico vicino e penso che questo valga anche per la popolazione che ci vede da fuori. Gli Alpini riescono a trasmettere all’esterno un senso di sicurezza, affidabilità e disponibilità.””

E’ proprio vero e personalmente l’ho visto a Rimini, città dove risiedo. Fanfare ed applausi, birra, birra ed ancora birra e canti a squarciagola senza stonature e poi strette di mano, abbracci, urla: ”bravi” !

Li ho visti ascoltare in silenzio la Santa Messa allo stadio,officiata dal Vescovo di Rimini Mons. Francesco Lambiasi , da pochi giorni nominato “cittadino onorario” della città, ma il bello è stato assistere alla interminabile sfilata degli 80.000 in un tripudio di applausi, di grida di incoraggiamento, di sostegno morale perché la popolazione di Rimini ha compreso che tutto questo ha anche e sopra tutto lo scopo di guardare alle giovani generazioni per dare loro il senso della vita,  il piacere di donarsi agli altri nel bisogno, lo spirito di sacrificio.

A festa  finita,  qualche alpino con famiglia è rimasto ancora in giro per Rimini, sempre con il berretto in testa, per visitare la città che offre molto ai visitatori sotto l’aspetto culturale.

Parchi,  giardini, piazzali di sosta(anche quelli vietati, ma la Polizia locale ha tollerato tutto) sono stati lasciati più puliti di come gli alpini li avevano trovati, dimostrando ancora una volta la loro attenzione all’ambiente.

Poi sono arrivate quelle di ”non una di meno” delle quali voglio dimenticare la loro presenza.

Concludo con un sonoro:  Viva gli Alpini!


Giovanni RUZZIER