SILVANO PANUNZIO: VITA E PENSIERO

Invito alla lettura della biografia di Silvano Panunzio, scritta da Aldo La Fata per le Edizioni Solfanelli.


“Per amore della Divina Madre di Gesù ho rivolto la Supplica e fatto il seguente Voto: dimenticare tutto quello che ho letto in centomila libri e tornare alla Fede semplice del bimbo”. 

Questo biglietto autografo di Silvano Panunzio, candido come altissime vette accessibili solo alla purezza della neve, pensiamo possa abbracciare interamente la weltanschauung del grande intellettuale cattolico.

Panunzio, figlio del giurista e politologo Sergio, fu filosofo, poeta, astrologo, scrittore e molto altro; uomo capace di una vastità di pensiero così luminosa da irradiare i più profondi e silenziosi recessi spirituali dell’uomo; ma, come tutti i veri sapienti, dotato di una semplicità disarmante ed umile, priva di qualsiasi arrogante saccenza. Pur non avendo avuto il privilegio di conoscerlo di persona, percepiamo che questa sia la sua vera cifra esistenziale.

Nelle pagine vergate da Aldo La Fata, autore di questa biografia dedicata a “vita e pensiero” del suo maestro, sentiamo palpitare sensibilmente il profilo di un uomo colto ma sinceramente devoto. Codesta singolarità ci pare importante ed affascinante: Panunzio, pur nelle sue vertiginose intuizioni, mantiene sempre un’equilibrata modestia che lo rende affine a quella austerità “nuda, retta e venusta”, propria del popolo che fondò l’Impero più importante della storia umana. In una simile romana sobrietà, le sue meditazioni innescano un processo anagogico inesauribile che si apre alla contemplazione e che il lettore può ripercorrere in questa biografia, propedeutica e significativa per tutti coloro che volessero affrontare l’Opera panunziana. 

Notiamo allora un parallelismo fra la vita e il pensiero del filosofo: ogni singola esperienza che ha segnato con gioia o con dolore la sua esistenza, trova sempre un preciso e solido fondamento metafisico nelle sue alte riflessioni. D’altra parte, l’approccio simbolico è sempre fatto di rimandi, di corrispondenze fra l’alto e il basso, fra il macro- ed il microcosmo.

Il lettore del lavoro di La Fata ha il privilegio di gustare particolari della vita di Panunzio, mai banali, mai casuali: come in una dimensione zen, anche l’evento più piccolo e semplice può aprire una finestra su orizzonti trascendenti. Si pensi, ad esempio, al bellissimo “prodigioso” momento che il piccolo Silvano vive sul Monte Gargano nella mistica grotta dell’Arcangelo; o al suo incontro con Papa Pio XI. Ogni passo dell’esistenza umana acquisisce un rilievo sempre provvidenziale, “cosmico” sia in senso etimologico che astrale.

Notiamo la passione di Silvano per Dante, Sommo Poeta e padre della Patria, cantore di Cielo e Terra; e proprio sulla scia di Padre Dante, egli dimostrò come le cose celesti richiedano attenzione e cura per la dimensione terrestre, financo nei suoi aspetti più dolorosi: ecco allora, in perfetta letizia, lo struggente amore per la dolce consorte Matilde Ricci anche nelle ore più difficili della sua vita, fino al dono totale di sé.

Vediamo passare in rassegna grandi nomi, uomini carismatici con cui Panunzio entrò, più o meno direttamente, in contatto: Dom Agostino Zanoni, Eugenio Zolli, Padre Pio da Pietralcina, solo per citarne alcuni. Leggiamo di esperienze editoriali importanti, incursioni nel mondo della cultura politica, la fedeltà al Re, i titoli d’onore meritati sul campo da vero “soldato-politico e monaco-guerriero”. 

Ci sono tanti spunti interessanti che ciascuno di noi dovrebbe considerare, non solo per una propria crescita spirituale ma anche per una rinascita politico-sociale: pensiamo, ad esempio, all’idea di un’elevazione spirituale dell’Azione Cattolica, attraverso la creazione di una nuovo ordine cavalleresco; e poi, al tentativo di rettificazione della politica in senso tradizionale, operando all’interno del Movimento Sociale Italiano mediante personalità eccezionali come Primo Siena. 

Ci affascina questa sua titanica impresa che a suo modo tentò lo stesso Julius Evola: dare un senso profondo, una giustificazione metafisica all’azione, formare il carattere di chi è chiamato a gestire la res pvblica, dare un senso meta-politico alla politica, la quale senza alcuna vocazione alta è destinata a soccombere. Come sostiene l’Autore, la missione fondamentale è quella di “evangelizzare gli ambienti politici e culturali della destra italiana”, nel nome di una destra “ideale, anti-nazista, italica, cattolica romana e monarchica”.

Interessanti e degni di nota, ci sembrano i rapporti di Panunzio con il mondo monarchico, in particolare con quello che fu il Movimento Monarchico Italiano: in tale prospettiva, l’intellettuale cattolico contribuì alla stesura di un manifesto valoriale intitolato “Invito alla Monarchia” che per un qualche misterioso motivo sarebbe rimasto sconosciuto fino ai nostri giorni.

Un altro aspetto, a parer nostro estremamente intrigante, è il rapporto di Panunzio con il tradizionalismo cattolico: lui, fervente discepolo della Tradizione Cristiana, non accettava gli eccessi dottrinari e le intransigenze (spesso insopportabilmente formali, come tuttora accade) di certi ambiti tradizionalisti: lui, profondo conoscitore ed amante della Tradizione, sapeva scorgere il Bene, con saggio e ponderato equilibrio, anche nel Concilio Vaticano II che, interpretato secondo quella che Papa Benedetto XVI chiama “ermeneutica della continuità”, offriva la possibilità veramente ecumenica e cattolica (ma mai confusamente sincretista) di scoprire semi di verità nelle altre Tradizioni, viste come fonte di arricchimento spirituale. 

Sulla scia di Guenon debitamente rettificato e purificato, Panunzio ci mostra come un esoterismo cristiano sia non solo possibile ma vieppiù necessario: ogni grande Tradizione, e quella cristiana è “paradigmatica”, tradizione delle tradizioni, ha in sé inevitabilmente una dimensione essoterica ed una esoterica: entrambe concordi, sinergiche, mai fra loro antagoniste, la seconda essendo espressione più alta della prima: eppure, non si nota mai una superbia intellettuale, perché la pura e devota pratica del più umile fedele ha la sua grande dignità agli occhi di Dio: ecco perché, sempre e comunque, in questo seguace di San Giovanni (al quale fu affidata la chiave di diamante di Davide), c’è l’amore incommensurabile per San Pietro e per la Santa Romana Chiesa.

Onore e Fedeltà, intelletto e vita, rettitudine morale e gioioso affidamento al Creatore sono ingredienti essenziali con i quali Silvano seppe rendersi degno delle parole pronunciate dal discepolo che Gesù amava: haec est victoria quae vincit mundum fides nostra.

Il più grande merito di Aldo La Fata, nostro nobile amico e discepolo di Silvano Panunzio, è quello di aver divulgato la straordinaria personalità del suo Maestro, permettendo così che la sua Opera non vada perduta, ma possa essere tramandata trovando persone di buona volontà pronte ad accoglierla, in attesa di “nuovi Cieli e nuova Terra”. 


Giovanni FLAMMA