RICORDO DI CLAUDIO MOROTTI

Nelle parole commosse e cariche d'affetto dell'amico Salvatore Zappardino, pubblichiamo il ricordo del Capo Scout Dott. Claudio Morotti fervente monarchico, Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, Cavaliere di San Gregorio Magno, tornato alla Casa del Padre il 9 ottobre 2018.


Mi accingo a mettere su carta questo ricordo di Claudio Morotti utilizzando la penna che mi regalò mio padre quando nel 1984 firmai il contratto di assunzione in un importante istituto di creditouna bella paper mate nera con fibra al carbonio che mi fu donata una sera a cena per festeggiare un momento significativo per la nostra famiglia. Negli anni a seguire ho acquisito l’abitudine di utilizzarla per raccontare fatti di una certa importanza. Oggi, con questa penna  sono qui, seduto dietro alla scrivania per cercare per mettere in ordine fatti, aneddoti e…riflessioni riguardanti il nostro Claudio.  

Nella vita capita di incontrare persone fuori dal comune. In tal caso ci rendiamo conto di quanto tali persone hanno inciso sulle nostre vite. Una persona di tale levatura (morale, spirituale, professionale ed altro) rappresenta un modello che ci accompagna per tutta la vita. La ricordiamo sempre a tal punto da tenere presente la via maestra da seguire sentendola vicino sia in vita che dopo la sua scomparsa.  Quanti lo hanno potuto conoscere si sono resi conto che il nostro Claudio rientra a pieno titolo in questa categoria di persone. Pertanto, cercherò di tracciare un ricordo e delinearne un profilo finalizzato non tanto ad un lacrimevole amarcord ma ad evidenziare quegli aspetti che mi portano nel definire Claudio Morotti una persona fuori dal comune. 

Non sono in grado di elencare le tappe della sua progressione in carriera questo è un compito che lascio a chi è più documentato e che potrà meglio delineare i suoi prestigiosi successi professionali.  

L’incontro tra Claudio Morotti e la mia famiglia risale al 1971 e precisamente con mio padre Aldo, all’epoca ufficiale della Guardia di Finanza in servizio in Liguria mentre Claudio ricopriva l’incarico di funzionario bancario presso la sede dei Credito Italiano di Genova.  L’incontro ebbe luogo a causa di un delicato incarico investigativo, nel campo delle frodi valutarie petrolifere nei confronti di una importante azienda, cliente del Credito Italiano.  Tale istituto di credito affidò l’incarico di referente del nucleo investigativo delle fiamme gialle, al proprio  funzionario Dott. Claudio Morotti. Grazie ad alcuni racconti di mio padre appresi che, dopo il primo momento di reciproca diffidenza  fu un confronto “tra pari “, ovvero tra persone animate da un medesimo codice di vita. Il 4 Novembre 1973, incontrai per la prima volta Claudio nel corso di una cerimonia della Marina Militare di La Spezia. Mio padre era presente quale ufficiale comandante della Guardia di Finanza spezzina mentre Claudio quale ufficiale in congedo della Marina Militare appartenente all’Anmi (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) ed altresì all’Unuci (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo). Scoprimmo la comune appartenenza al movimento scout.  Io esploratorino nell’Asci e Claudio (da ex Asci) quale appartenente al Cngei genovese. Claudio mi raccontò di provenire dal Cngei Pesarese Commissario di Sezione Perfetti le di aver proseguito successivamente il proprio cammino nel Gruppo Asci Genova 10 “Cervo Bianco con capo gruppo il Dott. Scabazzi. All'epoca il gruppo scout Genova 10 era ritenuto una realtà pilota rinomato a livello nazionale per la propria preparazione tecnica e metodologica: una vera scuola di leader. Entrai subito nelle sue simpatie apunto di essere subito presentato a Durant De La Penne medaglia d’oro al valor militare.  La Marina Militare di La Spezia era una delle forze armate che si distingueva, come oggiper signorilità e spirito di corpo. All’ epoca per i familiari delle autorità era consuetudine frequentare la scuola di galateo presso il circolo ufficiali dalla marina militare, una sorta di passaggio obbligato per chi ne faceva parte. Gli atteggiamenti erano a volte un po’ snob e classisti; mio padre e Claudio avevano la stessa identità di vedute e ne ricordo ancora i loro commenti ironici. Nelle cerimonie del 4 Novembre e del 25 Aprileil comandante Morotti era sempre presentemomenti di valori unificanti quali l’amor di patria, il senso della storia e l’unione di intenti tra persone animate dalla stessa fede.  La fanfara suonava gli inni della patria, la nave dell’ammiraglio sparava le salve di cannone, a conclusione della messa il cappellano leggeva la preghiera del marinaio, la popolazione festante acclamava la banda e noi ragazzi ascoltavamo con un pizzico di ammirazione i racconti dei veterani.  Morotti da fervente monarchico si confrontava amabilmente con ammiragli e rappresentanti delle istituzioni ai massimi livelli. Lui nipote e pronipote di ammiragli si muoveva agevolmente in tale ambiente.  


Alla fine del 1977 la mia famiglia tornò in Sicilia e con Claudio ci perdemmo di vista. Si trattò di un periodo transitorio che durò ben sei anni. 


Nel 1983 partecipai come allievo alla scuola capi di Opicina e ritrovaClaudio come istruttore alla scuola nazionale capi Gei. Lui, come sempre, nella propria impeccabile uniforme di capo scout portata con grande eleganza portamento signorile. Noi allievi partivano per Villa Opicina per “andare alla scuola“, ovvero per frequentare con profitto quella realtà depositaria dello scoutismo stile GilwellSu quest’ultima aleggiava il mito dei grandi capi Geiemergeva la figura di una leggenda vivente, il grande Prof. Antonio Viezzoli. Si partiva come rappresentanti della propria Sezione di appartenenza con entusiasmo e grandi speranze facendo nel contempo viaggi veramente estenuanti. Le sezioni riponevano grandi speranze su questi giovani e la fiducia da parte di queste ultime nei confronti della scuola di formazione capi Gei era illimitata. Oggi posso dire che quest’ultima rappresentava l’eccellenza dello scoutismo in Italia. In tale sede con Claudio fu un incontro inaspettato, Fu lui stesso ad individuarmi il primo giorno di campo nell’elenco dei partecipanti. Fu una bella rimpatriata e quella sera festeggiammo di fronte ad un bel bicchierino di grappa. Ricordo con una certa emozione che disse scherzando al mio capo corso di tenermi d’occhio poichè, a suo dire,  ero un giovane promettente. Si rammaricò nell’apprendere che non avevo potuto presentare la domando per il concorso ufficiali e gli confidai i motivi che avevano determinato, mio malgradotale scelta. Per tutta la durata del corso capii che mi seguiva, seppur in maniera discreta. Nei momenti informali dispensava consigli e mi chiedeva notizie oltre che sulla mia famiglia altresì sui miei progressi universitari e professionali.  Rimase molto colpito nell’apprendere i motivi che avevano determinato il mio passaggio dall’  associazione scout cattolica al Cngei messinese.  

In quel campo scuola ebbi modo di osservarlo e di apprezzarlo sotto una luce diversa rispetto al periodo spezzino.  La sua conoscenza ed esperienza spaziavano dallo scautismo alla professione, dal mondo della formazione a quello universitario. In quel periodo stava elaborando la tesi per la seconda laurea ed era in procinto di trasferirsi per un anno a Londra per frequentare un corso di finanza internazionale. Egli si rese conto che non ero più un ragazzino e che da tempo avevo iniziato un progetto di vita. In un momento di reciproche confidenze ricordo che mi accennò qualcosa riguardante il precario stato di salute di sua moglieFu solo un attimo ed Il nostro Claudio si riprese subito. Aveva un enorme autocontrollo frutto del proprio rigore e dell’autodisciplina, tutte doti ereditate dalla famiglia e perfezionate in tanti anni di scoutismo giovanile e di accademia.  Negli anni a seguire, gli ultimi della sua vita, nei momenti di scoraggiamento amava ripetere: “cieli blu “; “mani ferme sul timone e dritti verso la meta“ ; “alla via così“. Ricordo la sua lezione di orientamento e topografia ed ancora oggi conservo gelosamente i relativi appunti. Il suo legame con la scuola capi Gei scaturiva dall’affetto per il grande Antonio Viezzoli (Lupo Grigio), per il Colonnello Fiora e per tanti altri.  Una sera mi fece partecipe con rammarico di “certe dinamiche negative “, da lui ritenute una coltellata alla schiena, che avevano comportato l’estromissione del Prof. Viezzoli dalla direzione della scuola nazionale per capi Gei .  

Seguirono anni di grandi trasformazioni per la società italiana, per la nostra professione, per il Gei e ... per le nostre vite. Nel 1984 vinsi il concorso in banca grazie anche al suo sostegno morale e a quello di mio padre. Entrambi mi diedero una serie di preziosi consigli 

Seguì un periodo di stasi nel nostro rapporto fino al 1995 quando ci reincontrammo grazie  in un corso di formazione riguardante l’auditing ed il controllo di gestione bancario tenutosi presso la sede Abi (Associazione Bancaria Italiana) di Milano. Claudio era formatore e coordinatore del corso. Fu un bellissimo rendez vous.  Ogni sera era un’occasione per aggiornamenti reciproci riguardanti sia fatti professionali (allora era ancora vivo il ricordo dello scandalo del banco ambrosiano di Calvi) che di natura familiare e personale. Non ero solo un allievo del corso ma il suo pupillo. Apparentemente burbero, esigente formatore Abi di giorno e la sera a cena, entusiasta assertore dello scoutismo e compagnone. Quante volte abbiamo riso sodali prendendo spunto da certi personaggi di questa pazza società.  Con un certo orgoglio mi aggiornò sulla sua passione per l’equitazione (era diventato istruttore federale grazie alla propria conoscenza del metodo caprilli“)  ed altresì per iniziative riconoscimenti  ricollegabili  alla propria militanza nell’ambiente monarchico. In quei giorni ritrovai in Claudio la sua brillante capacità di esposizione, di coinvolgimento dei presenti conosciuti ad Opicina.  Sapeva abbinare alla propria preparazione la capacità di dare stimoli e di valorizzare i partecipanti preparati.  Una parte del corso era tenuto in lingua inglese. Io non capivo un’acca avendo solo una discreta conoscenza della lingua francese e lui mi agevolava nella comprensione degli interventi. La sua mente era sempre lucida, elastica, pronta e la sua memoria fedele nel ricordare fatti, dettagli ed avvenimenti significativi.  

Sempre pronto ad accettare, cogliere le sfide e nel contempo esigente con se stesso prima che con gli altri verso la metà degli anni novanta iniziò ad elaborare un algoritmo quale indicatore di verifica di un bilancio societario. Una sera in piena elaborazione creativa si concentrò sul perfezionamento di tale algoritmo a tal punto da trascorrere tutta la notte insonne.  Ad un certo punto quella mattina alle sei sento squillare il telefono per sentire dall’altra parte della cornetta una voce esultante che dice:“Salvo ci sono riuscito !! Ho creato l’algoritmo “!!  

Di alcuni grandi capi Gei aveva una stima che sconfinava nell’ammirazione incondizionata.  Nomi come il Colonnello Fiora, Antonio Viezzoli, i coniugi Olivo, i coniugi Bongiorno rappresentavano unepoca, un ambiente dominato da quella signorilità, da quel codice comportamentale valutato a volte un po’ elitario.  Ci univa altresì la reciproca, diretta conoscenza di un grande capo Gei rappresentato dalla figura del Prefetto Pietro Rizzo. Quest’ultimo uno dei “ ragazzi dei villetti “ all’alpe di cainallo entrato nel Gei nella Sezione di Catania . Aveva avuto modo di conoscerlo sia come Prefetto della città di Genova ed altresì come Vice Presidente Nazionale del Cngei verso la metà degli anni settanta.  Nel corso di queste piacevoli, informali chiacchierate arrivammo alla conclusione che in quegli anni il corpo nazionale riusciva ad esprimere uno scoutismo di qualità grazie alla presenza di uomini di spessore provenienti dal mondo delle istituzioni, dell’imprenditoria e della cultura.  Un esempio era rappresentato dal prefetto Rizzo. Claudio lo citava evidenziandone la nobiltà d’animo, la grande signorilità ed il senso di appartenenza alle istituzioni.  Altresì aveva una grande ammirazione per quelle figure che coniugavano il proprio ruolo istituzionale con quello di socio del Cngei. Una do queste era l’Onorevole Paolo Rossi professore emerito di diritto costituzionale, presidente della Commissione Antimafia e Presidente Nazionale del Cngei . 

Per brevità concludo  perchè questo mio contributo potrebbe rischiare di tediare il lettore. 

In sostanza il “nostro Claudio“, è stato un uomo che insieme a mio padre ha segnato in maniera indelebile la mia vita. Uomo di grande spessore culturale, professionale, umano e spirituale. Come già detto, la sua versatilltà spaziava in tutti gli ambiti de sfera professionale e personale.  Molto legato alla famiglia si commuoveva ricordando la figura dei propri genitori e di altre persone a lui care. Uaspetto della sua personalità che lo accomuna a tanti capi scout, dirigenti di azienda  di spessore (uno fra questi Don Ghetti l’indimenticabile Baden delle Aquille Randagie“) era la sua insofferenza per la  mediocrità. Memorabili alcune sue sfuriate nei confronti di qualche direttore di banca sprovveduto. A tale aspetto della propria personalità abbinava lautodisciplina, un rigore rari a trovarsi unitamente ad una capacità investigativa, che lo portavamo saper leggere, inyerpretare i bilanci societari.   Riusciva immediatamente ad individuare quelle incongruenze che erano frutto di una contabilità creativa. Il settore auditing di una banca era stato da lui organizzato coinvolgendo dipendenti, quasi tutti provenienti dal mondo militare. Per le dinamiche che si erano create all’interno di tale “task force“ sembrava di essere in presenza dello stato maggiore di un corpo d’armata. Lui era il capo anzi il comandante che pianificava, verificava contrava e valutava. Aveva una finezza valutativa oserei dire da vero psicologo. Sapeva smorzare i momenti di tensione o di indecisione con la propria ironia ed autoironia .  Molto legato alla sua Luciana che oltre ad essere moglie è stata confidente e consigliera nel quotidiano e nel momenti impegnativi - Ne rioconosceva ed apprezzava le sue qualità -

Alla figura di mio padre lo univa il grande insegnamento che ho ricevuto da entrambi: frequentare la scuola, l’università con profitto, avere una curiosità intellettualefare il proprio dovere prima verso sé stessi per diventare utili allsocietà.  

Al proprio rigore morale e professionale univa grandi slanci di generosità. Grazie al suo contributo è risorto il Cngei nella Provincia di Alessandria. Assiduo frequentatore di un maneggio nell’alessandrino seguiva con continuità un gruppo di adolescenti nella conduzione del cavallo. Sapeva coniugare le proprie conoscenze di equitazione alla conoscenza di fatti militari, di tecniche di esplorazione riguardanti l’arma della cavalleria. Da lui ho imparato tanto sia nei momenti formali (corsi di formazione, conferenze ecc.che  i n quelli informali, facendoci anche qualche risata 

La storia personale può essere differente ma facendo miei gli insegnamenti di Claudio,  l’unica opzione vincente per un giovane, che desidera progredire nella vita, è che per raggiungere obbiettivi significativi è necessario essere determinati, sapendo pianificare un progetto di vita. Un progetto di vita che inizi prima di tutto studiando per poi impegnarsi nel mondo del lavoro, in cui vigono spesso regole ciniche e spietate, scritte e non scritte.  Oggi si parla tanto di resilienza mentre il nostro Claudio, da grande precursore sin dagli anni settanta, parlava di resistenza allo stress. Tali concetti erano presenti in lui che li sapeva enunciare e mettere in pratica. In questo momento, nel terminare questo scritto sento la radio accesa nella camera di mia figlia che manda in onda la canzone “la storia siamo noi”.. Mi attanaglia il dubbio che sia un segno del destino o che rappresenti la degna conclusione del mio ricordo di Claudio Morotti. 


Salvatore ZAPPARDINO