QUANTO FARISEISMO NEL NOME DELLA PACE

Editoriale di novembre MMXXIII.


Ci scusiamo con i lettori, ma per problemi tecnico-organizzativi, la nostra rivista telematica ha sospeso la propria attività editoriale per alcuni mesi. 

Riprendiamo ora, noi pochi ma più forti e determinati che mai e cominciamo subito con il denunciare quanto sta accadendo in Santa Romana Chiesa (non nella sua divina istituzione, infallibile, ma nel suo apparato umano, ahinoi, troppo umano...).

Vogliamo raccontarvi un'esperienza personale, tanto eloquente quanto poco edificante, che abbiamo avuto domenica 22 ottobre u.s. Un'esperienza personale, è vero, ma che siamo sicuri sia molto esemplare e, a suo modo, universale, in quanto capace di rispecchiare le deviazioni ideologico-dottrinarie del Magistero cattolico in questo clima di stucchevole "sinodalità": entriamo nella chiesa della nostra parrocchia per la S. Messa domenicale e subito ci imbattiamo nella arcobalenica bandiera della Pace, posta al di sopra dell'altare maggiore, proprio ai piedi della statua della Madonna della... Pace!

Cerchiamo di controllare il primo moto di stizza, affinché sia possibile seguire la Messa con devozione... Preghiamo, ma il sangue ribolle e al termine della celebrazione, sentiamo la necessità di scambiare quattro chiacchiere con il prete.

Entrati nella sacrestia, con rispetto facciamo notare al sacerdote che non ci pare opportuno lasciar campeggiare in un luogo sacro cristiano una bandiera che di cristiano non ha proprio nulla. Proseguiamo dicendo che quel simbolo, benché inneggi a un valore di per sé positivo come "pace", è stato usato negli ultimi decenni (e tuttora viene utilizzato con la stessa valenza), con finalità meramente politiche così come un arcobaleno simile fu usato nel 1961 dal "nonviolento" liberasocialista Aldo Capitini. Ora, poiché la Chiesa non fa e non deve fare in nessun modo politica (guarda caso, in quel giorno era stato commentato proprio il noto passo del vangelo "Rendete a Cesare quel che é di Cesare"...), asseriamo, con convinzione, che una bandiera con un significato ideologico ben preciso (giusto o sbagliato che sia) non deve essere assolutamente presente in chiesa, per di più durante la celebrazione della Santa Eucarestia. 

Lui, inizialmente sorpreso, riacquista sicurezza e ci risponde, un po' gesuiticamente, che quella bandiera è simbolo di "Pace cristiana", in quanto espressione dell'operato del Servizio Missionario Giovani (SERMIG), un gruppo fondato a Torino il 24 maggio 1964 da Ernesto Olivero insieme ad alcuni giovani cattolici con lo scopo di combattere la fame nel mondo tramite opere di giustizia, promuovendo lo sviluppo e praticando la solidarietà verso i più poveri. 

Per nulla intimoriti, da bravi "rompipalle" cristiani, controbattiamo ripetendo che, ammesso e non concesso che quella bandiera sia proprio riconducibile alle intenzioni di Olivero (in realtà, sembra che all'origine del vessillo vi sia addirittura la mano di Madame Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica...) e indipendentemente dall'interpretazione che si vuol dare a quell'arcobaleno rovesciato (i sette colori dell'iride, in natura, sono rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e viola, visualizzati in quest'ordine a partire dall'esterno e andando via via verso l'interno) frutto di ignoranza o di astuta sottigliezza (molto forte è il rimando a un'altra bandiera arcobaleno contenente sei anziché sette colori, quindi innaturale pure quella...), resta il concetto fondamentale suddetto secondo il quale chiesa e preti non devono far politica, anche e soprattutto in momenti delicati come quello internazionale, drammatico, che stiamo vivendo (mentre scriviamo, il mondo è in fiamme soprattutto per il conflitto russo-ucraino e per la recente guerra tra Israele e Hamas). La Pace, il Vangelo, l'omelia domenicale e i simboli in chiesa devono rappresentare tutti i cristiani, non solo i "pacifisti", i "neutralisti", i "cattolici adulti".

Nel frattempo, incuriositi, ci documentiamo e leggiamo alcune informazioni su Ernesto Olivero, uomo di grandi capacità che ha fatto della vocazione missionaria la sua cifra esistenziale. A lui va dato il merito di aver creato fisicamente un centro di accoglienza denominato "L'Arsenale della Pace" che concretizza, senza se e senza ma, quel principio di solidarietà verso il quale ogni cristiano dovrebbe essere sensibile: "la fede senza le opere è morta" (Gc 2,26). Scopriamo che, addirittura, il compianto San Giovanni Paolo II lo ha più volte proposto per la candidatura al Premio Nobel per la Pace. Leggiamo anche che la sua associazione conferisce un premio dall'accattivante titolo "Premio Artigiano della Pace": come a voler giustamente esprimere la necessità di costruire la pace piuttosto che di parlarne a vuoto (peccato che questo premio sia stato conferito a personalità poco edificanti o quanto meno controverse: Sandro Pertini, Massimo D'Alema, Giorgio Napolitano, Sergio Chiamparino, tutte dal chiaro orientamento politico... ma questa è un'altra storia).

Lodevole ci sembra l'impegno di questo scrittore e attivista che, per l'appunto, più che parlare costruisce. Tuttavia, dovrebbero sapere i "cattolici adulti" (sia preti che laici) che il suo pensiero non è per nulla assimilabile al pacifismo oggi in voga nei centri sociali di sinistra, tanto rumoroso quanto poco tollerante, tanto radical chic quanto poco evangelico, faziosamente progressista senza alcuna apertura pacifica verso chi la pensa diversamente.

Oltretutto, udite udite, Olivero è creatore, in collaborazione con Armando Testa, di una particolare Bandiera della pace (come è possibile vedere di seguito) riconosciuta da tutti gli ambasciatori e le confessioni religiose mondiali, che nulla ha che vedere con quella oggetto della presente discussione. Ci piace ricordare, infine, che Olivero ha affermato come al giorno d'oggi sia necessario superare il pacifismo, che rischia di diventare fine a se stesso, per diventare "pacificatori", "costruttori di pace".


La bandiera della Pace che è possibile visionare sul sito internet del SERMIG, l'associazione fondata da Ernesto Olivero Bandiera della Pace - ARStore - Sermig 



Questo è quanto.

La situazione è davvero molto triste. Ma al di là degli arcobaleni fricchettoni e al di sopra della beata ignoranza (furbizia?) di una parte del basso clero contemporaneo, spiace constatare che l'attuale Magistero è più o meno consapevolmente fuorviante ed è diventato pessimo pastore di un gregge sempre più disorientato.

Inoltre, ci spiace per tutti i pacifondai di casa nostra, per tutti gli imbalsamatori tardo-sessantottini di un progressismo nato già vecchio, per tutti i catto-comunisti (o "accatto-comunisti"): compito di noi cristiani fedeli alla Tradizione, quindi a Dio, è quello di non abbassare mai la guardia, restare al proprio posto, con serenità e con fermezza, senza andarsi a creare la propria chiesuola o setta. Nostro dovere è restare nel seno della Madre Chiesa, la Chiesa che Gesù Cristo stesso ha fondato, e denunciare tutto quello che non va, in nome della Verità e con Misericordia.

Presi dal gusto futurista di schiaffeggiare i farisei moderni, vogliamo chiudere scandalizzando le anime belle e ricordando che la vera Pace (che non è quella del mondo, come insegna il Cristo), non può mai essere dissociata dalla Giustizia, altrimenti è soltanto "un protocollo dettato dalla vendetta, dal rancore o dalla paura" (B. Mussolini).

Senigallia, 1-XI-2023


Giovanni FLAMMA


Immagini del titolo: la bandiera arcobaleno esposta al di sopra dell'altare della Chiesa "Santa Maria della Pace" nella diocesi di Senigallia.