LA GRANDE EREDITA' DI AMEDEO DI SAVOIA

Editoriale di giugno MMXXIV.


Il primo giugno di quest' anno, ricorre il terzo anniversario della scomparsa di Sua Altezza Reale Amedeo di Savoia, XXVI Duca di Savoia, Re di Sardegna Gerusalemme, Cipro ed Armenia, Pretendente al trono d'Italia. Nonostante la titolatura, Sua Altezza, era uomo di grande garbo e umiltà.

In questo triste anniversario, vorremmo concentrarmi non tanto sulla biografia della persona, ma sul suo pensiero, il suo lavoro e la sua eredità. 

Il Duca seppe incarnare e difendere i valori patriottici, pur giurando fedeltà alla repubblica per senso del dovere militare e con il beneplacito di Re Umberto II, mantenne intatto il profilo di regalità e dignità che gli erano propri. Il compito, estremamente arduo, fu quello di difendere l'eredità di Casa Savoia in un'Italia repubblicana che li ripudiava. Come dichiarato in un'intervista a Gigi Speroni, il Duca era consapevole della «responsabilità di continuare una dinastia che ha alle spalle dieci secoli di storia». Dare un senso di continuità tra il Regno d'Italia e la Nazione odierna, contro l'idea tipicamente repubblicana della "cesura" tra il prima e dopo il 2 giugno 1946.

Valori trasmessi nel suo lavoro dinastico, con gli ordini cavallereschi, e soprattutto il contatto con la gente; i suoi innumerevoli messaggi agli italiani, sono la più bella e grande testimonianza lasciata da Sua Altezza.

Nel suo messaggio del gennaio 2020, in tempi che si apprestavano a diventare estremamente difficili, il Duca Amedeo riprese le parole di Re Umberto II, sottolineando come: ”la carenza del senso dello Stato è strettamente connessa alla favorita decadenza di quei valori religiosi, civili e patriottici attorno ai quali si manifesta, soprattutto nei momenti difficili, una vera unità nazionale”. 

Il senso unitario, che Casa Savoia ha forgiato, accomuna i fondamenti della società. Il motto: "Dio Re Patria e Famiglia", non è un vuoto slogan da lanciare o peggio vilipendere, ma la "spina dorsale" stessa del popolo italiano. Un "mos maiorum" che raccoglie l'identità, italiana romana e cristiana, della nostra Patria. I valori fondamentali furono un punto centrale del suo pensiero, come ribadito anche nel messaggio del 6 gennaio 2019, Sua Altezza fece questa riflessione: "i valori fondanti della nostra società e della nostra vita di individui e di popoli - la libertà, l'autorità, il dovere, la fiducia, il sacrificio, l'onore, la tradizione, la memoria - che costituiscono, tutti insieme, il risultato di secoli e secoli di storia comune, sono sottoposti ad un attacco di proporzioni mai conosciute nella forma e nella sostanza. 

Gli strumenti principe sono l'irrisione e il disprezzo: la falsa tolleranza è divenuta la più spietata delle intolleranze. Incredibile ma vero, l'attacco viene - forse per la prima volta - anche dall'interno del nostro mondo, cioè da molti - uomini e Istituzioni -che, per contro, dovrebbero difendersi e difenderci. L'appello: coscienti di tutto ciò, mobilitiamoci tutti e tutti insieme per la difesa e la riaffermazione dei valori e della funzione di quella che una volta era detta la "cristianità", divenuta poi la "cristianità occidentale" e infine l' "occidente", combattiamo perchè la prepotenza di "pochi" forti non prevalga sulla impotenza di tanti deboli. Il tunnel è lungo e buio ma dobbiamo avere la forza di percorrerlo e ritrovare la luce".

Parole che richiamano al ritorno a quei valori, oggi più che mai sotto attacco in questo occidentale, ma principi base della società.

Casa Savoia con l'unificazione politica della penisola, con la pacificazione religiosa del 1929, ha sempre difeso questi principi. I principi che sono il fondamento della monarchia, un'istituzione che lo stesso Amedeo descriveva così: "La monarchia è un qualche cosa che dà equilibrio alla Nazione, perché, vede, un sovrano non è stato eletto. Questa è la prima critica repubblicana alla monarchia, perché noi nasciamo per essere Re. Ma io la rovescio: sì, è vero, però non essendo stati eletti da un ramo del parlamento i re possono essere davvero al di sopra delle parti. E poi: il principe ereditario viene educato in modo molto severo e attento… Gli esempi sono molto positivi, a parte qualcuno, ma, insomma, siamo umani!"

Il Duca fu sempre un difensore e promotore di una "pacificazione nazionale", purtroppo, mai attuata; come ribadito in un'intervista rilasciata nel 1997 al giornale La Nazione, in merito al dibattito sui caduti della seconda guerra mondiale, e su chi "valesse" di più. Il Duca sottolineò che tutti andavano ricordati, alleati, truppe del Regio Esercito, partigiani e soldati della RSI, perché: "Quei morti, di quegli anni a mio avviso avevano tutti pari dignità. Combattevano per un ideale [...] Io al Borro ho fatto apporre una lapide con il ricordo di tutti i caduti, sia dell’una che dell’altra parte". Un profondo senso di pietà e rispetto, una base per una profonda pacificazione e conciliazione nazionale, con la costruzione di una memoria comune. 

Questo, in breve, era il pensiero e l'opera perseguita dal Duca Amedeo di Savoia, un lavoro enorme che deve andare avanti in sua memoria.

In questo terzo anniversario, con gli occhi e con il cuore rivolti alla collina di Superga, commemoriamo un uomo, un Principe e un simbolo per tutti gli italiani.


Alessio BENASSI