L’ITALIA DI OGGI NON MERITA GLI EROI DI IERI (E NEMMENO QUELLI DI DOMANI)

Editoriale di luglio-agosto MMXXII.


"Sventurata la terra che ha bisogno di eroi", ha sentenziato lapidariamente Bertolt Brecht. Noi, parafrasando questa sentenza “pacifondaia”, diremmo piuttosto “sventurata la terra che non ha più eroi”.

Ebbene, la nostra nazione, oramai dedita unicamente a “salvare la pancia per i fichi”, sembra aver preso alla lettera le parole del drammaturgo tedesco; coerentemente con quanto espresso dalle mode e dal pensiero unico degli ultimi decenni, un bel giorno, un professore del Liceo Scientifico di Pistoia si alza e propone di cambiare nome all’Istituto presso cui lavora: la struttura è infatti intitolata al Duca Amedeo di Savoia-Aosta, eroe dell’Amba Alagi. Orrore! Un savoia, per di più fascista!

Non stiamo qui a spiegare ciò che i nostri lettori conoscono bene: non è infatti necessario ricordare gli alti valori che la figura adamantina del Duca Amedeo ispira in tutti coloro che ne conoscono le gesta (e di cui dovrebbero essere fieri tutti gli italiani...).

Quello che ci preme sottolineare è il fatto che oramai più nessun entusiasmo suscita questa decrepita nazione, smidollata e demente nel vero senso della parola: una patria priva di memoria e quindi priva di identità.

Siamo, infatti, alle solite: la cancel culture che sta dilagando in tutto il mondo, è approdata anche da noi e non tollera alcun richiamo al passato, rigettando tutto ciò che possa semplicemente odorare di eroismo.

La cosa ancor più grave è che la proposta del professore anti-eroico, che in tempi migliori sarebbe stata cestinata come idea strampalata di uno scansafatiche poco assennato, abbia avuto seguito fra il collegio docenti e la carcassa mediatica contemporanea.

Ma c’è di più. Duole farlo presente, ma quello che dovrebbe essere il baluardo della difesa della memoria storica d’Italia (e di Casa Savoia), ovvero il mondo monarchico, ha gareggiato in ignoranza con i repubblicani anti-sabaudi: tra le motivazioni che sostengono una petizione lanciata sul web per mantenere l’intitolazione incriminata, leggiamo che il Duca sarebbe stato “grande oppositore del regime fascista”. Ora, si può discutere quanto si vuole sulle posizioni critiche che Amedeo, uomo retto e patriota vero, ha giustamente assunto nei confronti di certe decisioni prese dal governo di allora, ma arrivare a sostenere quanto sopra è talmente ridicolo che farebbe ridere se non ci fosse da piangere.

Diciamolo chiaramente: anche in questo frangente, le uniche voci autorevoli e valide che si sono levate in difesa della memoria e dell’identità nazionale sono quelle di Aldo Mola, Francesco Perfetti e Giovanni Ruzzier. Tutto il resto è noia.

Sia chiaro: scriviamo questo con profonda amarezza, senza supponenza né fanatismo. Si tratta semplicemente di dire le cose come stanno, in tutta la loro cruda oggettività.

Sappiamo bene come gira il mondo moderno, quindi nihil sub sole novum: la società occidentale è impazzita ed è in preda a uno stato di auto-distruzione dal quale difficilmente potrà riprendersi. Pertanto, al di là delle proteste più o meno giuste e indipendentemente da come questa penosa vicenda andrà a finire, non possiamo far altro che osservare con commiserazione questa piccola Italia di oggi che non merita gli eroi di ieri (e nemmeno quelli di domani).

Ma con maggiore amarezza, dobbiamo riconoscere che le speranze che riponiamo nel nostro fronte si affievoliscono sempre di più. Gran parte dei monarchici, come dicemmo tempo fa, non è all’altezza del ruolo che vorrebbe svolgere: non c’è preparazione, non c’è qualità umana, non c’è fedeltà ai valori e all’Idea, non c’è visione per il futuro.

Tutto si limita alla nostalgia di balli di corte, merletti, gioielli reali e gossip matrimoniali, condito con un pizzico di fastidioso anti-fascismo ruffiano che, pur di rinnegare la verità, spera di ingraziarsi i favori di questa finta democrazia.

Noi, delle prebende repubblicane ce ne freghiamo!

Al di là delle noiose e sterili diatribe dinastiche, al di sopra del vuoto cosmico che affligge i malati di nostalgia, contro la demenza progressista occidentale, rinnoviamo quotidianamente la nostra piccola ma tenace testimonianza politico-culturale, innamorati della Verità e della nostra Patria.  

Senigallia, I luglio 2022


Giovanni FLAMMA