JUNIO VALERIO BORGHESE

Il ricordo di Junio Valerio Borghese è rivolto a Coloro che sentono proprio e profondamente il sentimento della Patria e considerano l'Onore, ovvero l'alta dignità personale,  qualità irrinunciabile di vita. 

Nato a  Roma il 6 giugno 1906  figlio del diplomatico Livio, Principe di Sulmona annovera tra gli avi, cardinali e Papa Paolo V; intraprende la carriera militare nella Regia Marina come sommergibilista.  

Durante la Seconda Guerra Mondiale a bordo del sommergibile Sciré, affonda numerose imbarcazioni alleate ed ottiene  una medaglia d'Oro al valor militare. 

Il 1° maggio 1943, è nominato comandante della Decima Flottiglia Mas, reparto d'elite della Marina italiana col grado di Capitano di Fregata. 

L' 8 settembre lo  coglie  di sorpresa nella caserma di La Spezia; il grosso delle Forze Armate italiane si sbanda ma nella caserma della Decima, tutto procede come se nulla fosse successo. Il Comandante è deciso a non cambiare alleato e stipula un accordo con i tedeschi con i quali il "principe nero" (riferito al suo Casato appartenente all' aristocrazia romana rimasta fedele al papato dopo il 1870), aderisce alla neonata Repubblica di Salò, ma mantiene autonomia organizzativa e operativa sui suoi uomini.Il carisma di Borghese e il suo prestigio spingono molti volontari ad arruolarsi nella Decima e questo provoca gelosìa e preoccupazione nei comandi militari della Rsi, i quali temono un colpo di stato di Borghese ai danni di Mussolini. 

Con una scusa il Duce lo convoca e lo tiene per una settimana agli arresti. Per pressione dei tedeschi Borghese è liberato, ma la sua autonomia è ridotta. I "marò" che, per statuto, dovrebbero combattere solo contro le truppe alleate, sono impiegati nella lotta contro i partigiani e in feroci rastrellamenti. Pochi giorni prima del 25 aprile Borghese si accorda con gli americani per avere salva la vita e quella dei suoi uomini in cambio di un regolare processo. 

Prima di lasciare Milano a bordo di una jeep americana, paga sei mensilità anticipate ai suoi militari e si fa consegnare le armi: "la Decima non si arrende, smobilita", disse . 

Dopo quattro anni di carcere è di nuovo libero grazie all'amnistia del 18 febbraio 1949. Aderisce al Movimento Sociale Italiano, nel quale ricopre l'incarico di presidente onorario dal 1951 al 1954. Si mantiene nell'ambiente del reducismo continuando ad intrattenere stretti rapporti con ex-repubblichini e vertici delle Forze Armate fino a fondare nel 1967 un suo partito: il Fronte Nazionale, che raccolse il consenso di molti movimenti extraparlamentari di destra. Fin dal 1969, Borghese organizza un colpo di Stato con l'appoggio di generali dell'Esercito, guardie forestali e i militanti di Avanguardia Nazionale ed altri estremisti di destra. Prevede l'occupazione dei Ministeri degli Interni, e della Difesa, delle sedi RAI e dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) ; pianifica il rapimento del Capo dello Stato, Saragat e l'assassinio del capo della Polizia, Angelo Vicari. Ad azione iniziata, Borghese ordinò l'immediato annullamento, con motivazioni misteriose e mai del tutto svelate. Gli italiani sapranno del tentato golpe tre mesi dopo dal quotidiano romano Paese Sera. In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugiò in Spagna dove, non fidandosi della giustizia italiana, che nel 1973 revocava l'ordine di cattura, rimarrà  fino alla morte, avvenuta a Cadice il 26 agosto 1974. 

"Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà " (Junio Valerio Borghese).


Gianluigi Riguzzi