EDMONDO DE AMICIS: L' "APOSTOLO DELLA SCUOLA"

L’11 marzo 1908 si spegneva a Bordighera, mentre stava soggiornando nella località ligure dove era solito ritirarsi per il periodo invernale, Edmondo De Amicis, l’ "Apostolo della scuola" tra l’amore per la lingua italiana e per le nuove generazioni.


Reso celebre già in vita per Cuore, romanzo con forte impronta educativa, dedicato ai ragazzi delle scuole elementari, De Amicis rientra a pieno titolo tra i più importanti autori e intellettuali del XIX secolo per la scrittura poliedrica e per il prezioso lavoro svolto a favore della stabilizzazione di un modello e di una norma linguistica per l’italiano; tematica questa che proprio a partire da Cuore sancirà la missione educativa che lo scrittore stesso decise di assumere nella propria arte. 


La vita: i primi anni e la formazione militare 

Nato il 21 ottobre 1846 a Oneglia, in seguito (1923) unita a Porto Maurizio e ad altri piccoli comuni per costituire la città di Imperia, si trasferì con la famiglia solo due anni dopo a Cuneo; nel 1862 entrò nel collegio Candellero a Torino, dove si preparò alla carriera militare venendo ammesso, l’anno seguente, alla scuola Militare di Modena. 

Già in questi anni iniziò in parallelo agli studi la produzione poetica e giornalistica stabilendo i propri assi scrittorî tra patriottismo, solidarietà e attenzione per la lingua; avviò anche un interessante scambio di idee con il Manzoni, che stava lavorando all’Appendice alla relazione dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla

Dopo la guerra del 1866, cui prese parte in prima persona, si trasferì a Firenze per avviare la propria carriera di giornalista militare nella redazione de L’Italia Militare. Qui, grazie agli incarichi da inviato, iniziò la sua produzione bozzettistica (raccolta poi nel volume La Vita Militare, 1908).

Il 5 marzo 1868 fu una data fondamentale: Manzoni pubblicò Relazione sulla Nuova Antologia, ripresa subito da Perseveranza. De Amicis, che, come detto, aveva intessuto un dialogo epistolare sul tema proprio con l’autore della Relazione, intervenne nel dibattito pubblicando il 5 marzo 1869, sulla rivista L’Italia Militare, Una proposta al ministro dell’istruzione pubblica

L’intervento, siglato E.D., anticipa i temi che diverranno fondamentali per Cuore e l’ultima produzione teorica, auspicando la realizzazione di un testo destinato agli allievi della scuola primaria, scritto pensando all’età dei lettori stessi.


La carriera giornalistica: il bozzettismo e la scrittura di viaggio  

Nel 1871 lasciò l’esercito per scegliere definitivamente la carriera giornalistica, accettando un incarico presso la Nazione di Firenze. Incarico che lo portò non solo a viaggiare in Italia ma anche in Spagna, inaugurando altresì il filone della letteratura di viaggio, fondamentale per tutta la produzione precedente alla pubblicazione di Cuore

Per la rivista L'Illustrazione italiana fu invece inviato in Londra, Parigi, Marocco, Olanda e Istanbul. Durante questi viaggi ebbe modo di conoscere, tra gli altri, esponenti di spicco della letteratura europea come Emile Zola, Victor Hugo e Jules Verne. 


Il ritorno a Torino e Cuore 

Le riflessioni nate durante i viaggi lo porteranno, una volta ritornato in patria, ad avviare la stesura del suo romanzo più importante, trasferendosi a Torino nei pressi della stazione di Porta Susa. 

Nel 1875 sposò Teresa Boassi, dalla quale ebbe due figli, Furio e Ugo. La vita famigliare non fu serena, ma attraversata da liti e lutti che segnarono profondamente lo scrittore lungo l’ultimo decennio dell’Ottocento. 

Il 18 ottobre 1886 Cuore vide finalmente la luce, pubblicato il giorno dell’apertura dell’anno scolastico, a sancire il legame che De Amicis voleva stabilire sin da subito tra la sua opera e l’aspetto pedagogico, a lui molto caro. 

Dal 1889 si avvicinò agli ambienti socialisti, aderendo al partito nel 1896 e traslando questa scelta nella scrittura, già molto attenta alle condizioni delle fasce più povere e ai valori di Patria e Unità. Convergeva nell’ideale socialista l’attenzione di De Amicis al pedagogismo e alle fasce deboli della popolazione, insieme al valore patriottico del proprio lavoro: un lavoro con uno scopo e mai fine a se stesso. Dichiarò in quel periodo durante un’intervista: "L'arte se vuole essere arte non deve predicare, ma deve avere uno scopo. Ecco le due parole che danno nettamente la differenza: scopo, non tesi nel romanzo". 


Gli ultimi anni: De Amicis Accademico e teorico  

Nel 1903 venne eletto Socio dell’Accademia della Crusca e due anni dopo l’allora Ministro dell’Istruzione Orlando lo incluse nel Consiglio Superiore dell’Istruzione. 

In questi anni la produzione di De Amicis fu floridissima, dai racconti alle novelle (come Amore e ginnastica, edito per la prima volta nel 1892 e ristampato nel 1971 dopo la “riscoperta” dello scrittore avvenuta grazie agli studi Deamicisiani di Italo Calvino, che ne aprirono un revival della critica). 


L’idioma Gentile: una lingua per tutti 

Nacque in questo periodo anche quello che forse è il lavoro più interessante di De Amicis dal punto di vista teorico e stilistico: L’Idioma Gentile, pubblicato per la prima volta nel 1905. 

Un’opera teorico-pratica destinata alle scuole, dove egli espone le proprie idee sulla lingua italiana, talvolta concordando con quelle Manzoniane (come nell’uso del Fiorentino come base) ma in un periodo lontano dalla querelle linguistica che ebbe luogo a metà del secolo precedente. 

Nell’ opera De Amicis ripercorre i principali studi linguistici pubblicati durante il XIX secolo da numerosi autori, da Ascoli a D’Ovidio, da D’Ancona a Bacci, chiarendo l’importanza del vocabolario basato sull’uso stesso della lingua, che non poteva e non doveva essere materia incorruttibile, ma specchio della società di cui era espressione. 

Un lavoro che sanciva l’amore di De Amicis per la nostra lingua comune come strumento fondamentale nel percorso di unificazione e di formazione di un’identità nazionale e italiana:

“E poi mi dava cuore un sentimento sempre più forte, ravvivato a quando a quando da un ricordo lontano, come una fiamma da un soffio di vento. Mi ricordavo d’un povero ragazzo italiano, che un giorno udii cantare una canzone malinconica in una strada d’una città d’oltralpe, e certi stranieri villani, da un terrazzino, lo beffeggiavano, ripetendo sformate le sue dolci parole, e rifacendogli il verso sguaiatamente. E a quel ricordo risentivo per la mia lingua, scrivendo, quello che avevo sentito quel giorno all’udirla vilipendere con versacci di scherno: un amore ardente e altero, pieno di venerazione e di tenerezza, che mi faceva formar più saldo il proposito di servirla e d’onorarla nel miglior modo ch’io potessi, con tutta l’anima e per tutta la vita. E dicevo in cuor mio: – Se riuscissi a trasfondere questo sentimento nel mio lettore ideale! – E questa speranza mi dava un fremito di gioia e un nuovo impulso al lavoro". 


Bordighera e Casa Coraggio 

De Amicis restò per sempre legato alla sua terra natale, la Liguria, dove tornò a più riprese per lunghi soggiorni nel periodo invernale. Proprio a Bordighera passò l’ultimo inverno, in cerca del clima temperato della Riviera, nella casa che scelse come propria sede vacanziera: Casa Coraggio. Situata in Via Vittorio Veneto al numero 34, Casa Coraggio era (ed è) per la località ligure un vero e proprio concentrato di storia letteraria. Essa fu fondata intorno al 1880 dallo scrittore scozzese George MacDonald, che la scelse come dimora familiare durante la difficile malattia della figlia.  Dopo la morte dello scrittore, la casa divenne l’Hôtel de la Reine, e De Amicis la scelse come sua residenza proprio per il legame letterario con MacDonald. Qui l’autore si spense nel 1908, a causa di un’emorragia cerebrale. Ancora oggi, due targhe parallele ricordano i due scrittori, De Amicis e MacDonald, nel loro legame con quella splendida terra. 



De Amicis e le Interviste Impossibili di Giorgio Manganelli

Forse non tutti sanno che Edmondo De Amicis rientra tra l’elenco di autori, intellettuali, personaggi storici protagonisti delle Interviste impossibili nel 1974. Le domande poste da Giorgio Manganelli trovano lo scrittore, interpretato da un a dir poco raffinatissimo Carmelo Bene, in un aldilà dove le nuove sullo status della Patria e dei suoi costumi ancora non sono giunte e di cui, a suo dire, è meglio non parlare. 

L’autore ricorda con affetto affettato (per giocar con le parole) i suoi “poveri fanciulli” protagonisti di Cuore e della sua opera sia novellistica che teorica e pedagogica, fino a parlare di Franti e del ruolo esorcistico che il personaggio ebbe nella vita dell’autore stesso. 

[Collegamento all’intervista: http://www.teche.rai.it/2015/03/intervista-impossibile-a-edmondo-de-amicis/]  


Elisabetta GAVETTI


Bibliografia:  
  • Carrannante A. (2007), De Amicis nella storia della scuola italiana, in: "Rivista di studi italiani", giugno 2007
  • Cepparrone L. (2010), La ginnastica in condominio su «Amore e ginnastica» di De Amicis, in «Studi e problemi di critica testuale», n. 80, aprile 2010
  • De Amicis E. (1905), L’idioma gentile, Fratelli Treves editori, Milano
  • Dota M. (2015), Edmondo De Amicis e la proposta al ministro dell’istruzione pubblica. Un recupero bibliografico, «ACME» 68.2 (2015), pp. 141-159
  • Dota M. (2018), Edmondo De Amicis, protagonista e profeta della storia della lingua italiana, pubblicato su Treccani.it (Collegamento diretto)
  • Novelli S. (2018), De Amicis, nel "cuore" del nuovo italiano, pubblicato su Treccani.it (Collegamento diretto)