Commento, allegro ma non troppo, ad un libro imbarazzante. Come recensire qualcosa di non letto (e da non leggere).


Recentemente, Andrea Scanzi ha dato alle stampe l’ultima sua “fatica”: “Sfascistoni. Manuale di resistenza a tutte le destre”. Ovviamente, non commetterò mai l’errore di acquistarlo, giacché, conoscendo la fama  (e la fame, di notorietà) dell’autore, sono sicuro del suo intrinseco valore, inferiore a quello della carta su cui è stampato. 

Tuttavia, ho avuto modo di venire a conoscenza di  alcune amenità ivi contenute. Ad esempio, il “fonzie” del mondo giallo-fuxia parla del Movimento “Nazione Futura” liquidandolo, senza ovviamente conoscerne la realtà,  come “gruppo di “fascistelli” in erba “para-intellettuali”.

Ora, non credo valga la pena sprecare tempo, inchiostro e neuroni per ribattere le accuse di uno “scanzetto” che di culturale non ha nulla ma che (in un’Italia ormai  analfabetizzata da media, tv e green pass, nella quale “uno vale uno” e chiunque può dire e fare quello vuole) gode del favore di numerosi followers. Semplicemente, varrebbe la pena soffermarsi sulla gravità di un fatto: la Sinistra, che ha veri intellettuali (penso ad un Cacciari, ad un Rampini, ad un Sansonetti), dovrebbe essere il primo soggetto a prendere vigorosamente le distanze da un fenomeno mediatico tanto inconsistente quanto fastidioso, che stila liste di proscrizione ridicole (veri e propri elenchi “bricolage”, fatti con il “copia e incolla”, che, per fortuna, non hanno niente a che vedere con quelle liste, serie e pertanto davvero pericolose, che venivano stilate negli anni ’70 dai “difensori della democrazia”…). 

In particolare, mi sembra gravissimo, un vero e proprio guajo per la nostra società, che a sostenere le fandonie di uno pseudo-intellettuale sia proprio il giornale per cui lavora il nostro, ovvero sia il “Fatto Quotidiano” (che sarebbe meglio chiamare “falso quotidiano”). Allora, constatiamo con disgusto, che al di là della personalità grottesca di questo motociclista improvvisato scrittore (ormai tutti scrivono, incluso Di Maio), vi sia un problema insormontabile: una larga fetta del progressismo imperante, avendo subìto un’emorragia irreversibile di consensi ed essendo in fase calante di popolarità, si serve di manifestazioni episodiche sub-culturali come Scanzi e Fedez, per poter racimolare voti e applausi, ovviamente ricorrendo al solito ma ormai stanco rituale: la rievocazione del fantasma “fascismo”.

In questa scia Scanzi ci sguazza alla grande, recuperando goffamente il concetto estremamente opinabile di “Ur-fascismo” elaborato da Umberto Eco (un personaggio discutibile ed antipatico, ma che almeno possedeva uno spessore culturale che il giornalista di Arezzo nemmeno riesce ad immaginare). Su questa stessa scia si inseriscono anche quei fenomeni, solo apparentemente più pregnanti sotto il profilo intellettuale, come i vari Eric Gobetti che, senza alcuna validità storiografica, ma unicamente guidati dal pregiudizio ideologico, si permettono di manipolare la Storia a proprio uso e consumo, sputando sulle vittime e i martiri dell’odio politico. 

Sappiamo bene che le classi lavoratrici, giustamente, non votano più a sinistra dal momento che quel mondo è ormai diventato appannaggio della casta della ricca borghesia anti-sociale. Pertanto, il sinistro arco costituzionale odierno, che niente ha a che vedere con la vera Sinistra politica (magari impopolare e anacronistica ma schietta, coerente e battagliera) incarnata da Marco Rizzo, tollera e fomenta la presenza di giornalisti che si permettono impunemente di scrivere “Cancronesi” “Bertoleso”, offendendo e diffamando vigliaccamente. Questo mi pare il vero nodo gordiano dell’intera vicenda che ruota attorno al libruncolo di Scanzi. Questo è ciò che è veramente intollerabile dell’intera storia. Vorrei concludere con un appello non allo scrittore, ma all’uomo Scanzi: sono sicuro che accetterà un confronto diretto, magari on line, con i “fascistelli”, in modo da poter chiarire le proprie posizioni in presenza dei diretti interessati, con tesi e dimostrazioni; un confronto, uno scontro, con toni magari anche aggressivi, ma pur sempre meno puerili di quelli che utilizza nel suo libro. 

Pesaro, 18-XII-2021


Giovanni FLAMMA