CARLO COLOMBO: MEDICO, EDUCATORE E PATRIOTA

La figura e l'opera del Prof. Dott. Carlo Colombo, medico all'avanguardia, fondatore degli Scout CNGEI e patriota, eroe della I Guerra Mondiale.


CARLO COLOMBO: MEDICO, EDUCATORE E PATRIOTA


Carlo Giovanni Colombo nasce ad Oleggio, in provincia di Novara, il 12 agosto 1869, in quella regione che più di ogni altra si presentava come la culla ed il riferimento per tutti i grandi ideali riformatori dei patrioti dell’epoca: il Piemonte; nasce quindi in un contesto storico-culturale ben preciso, impregnato di valori nazionali e risorgimentali che avranno non poca influenza sulla sua vita.

Rimane orfano del padre in giovane età, ottenendo la licenza liceale con grandi sacrifici e privazioni. Grazie ad una borsa di studio, riesce ad iscriversi alla Facoltà di Medicina dell’Università di Torino; qui diventa allievo e poi assistente del Prof. Angelo Mosso, Direttore dell’Istituto di Fisiologia di Torino, illustre Medico ed uno dei più grandi ricercatori italiani. Mosso condusse numerosi studi sulla pressione sanguigna dell’uomo e sulle reazioni fisiologiche in condizioni estreme quali la fatica, il digiuno e la deprivazione di sonno, avvalendosi della collaborazione dei più grandi scienziati medici dell’epoca quali il Prof. Patrizi di Modena e il Prof. Treves, fondatore del Laboratorio di Psicologia sperimentale dell’Università di Milano; il Prof. Mosso fu però non solo un grande uomo di Scienza ma anche un altrettanto valente politico, Senatore del Regno d’Italia, la cui più grande battaglia politica fu condotta per ottenere un riforma innovativa dell’educazione dei giovani e futuri cittadini: il successo delle sue pubblicazioni spinse il Mosso ad un grande obiettivo, infondere negli italiani la volontà di migliorarsi fisicamente. Nei suoi scritti Educazione fisica della gioventù e Riforma della ginnastica si scaglia contro i sistemi nei quali non si pensa ad altro che al cervello. Secondo Mosso l'uomo deve formarsi tutto intero, fisicamente, moralmente e intellettualmente, e per fare ciò l'ideale sarebbe stato un ritorno alla tradizione greco-romana del pentathlon e dei giochi ginnici all'aria aperta, atti ad irrobustire la gioventù divertendosi. Le sue idee riscossero molti consensi e altrettanti scetticismi, ma dopo aver lottato con perseveranza per questo scopo, coinvolgendovi uomini di governo e scienziati, ottenne una riforma che prevedeva l'introduzione dell'educazione fisica nelle scuole. 

Diciamo tutto questo perché crediamo che l’impostazione culturale e scientifica di Mosso sia stato un importante fattore capace di influenzare profondamente la formazione di Colombo.

Colombo si laurea brillantemente nel 1894 con una tesi sulla pressione del sangue nell’uomo, mettendo in risalto il nuovo Sfigmomanometro del suo grande Maestro, il Prof. Mosso. Dietro consiglio del Prof. Pagliani, intraprende un viaggio a Stoccolma presso la scuola del Prof. Zander; qui ha per mecenate il Prof. Vinaj delle Terme di Andorno che lo avvia allo studio della Idroterapia.

Nel frattempo, inizia a maturare in lui il desiderio di approfondire le proprie ricerche scientifiche per individuare un sistema terapeutico innovativo applicabile alla realtà sanitaria del suo paese; parallelamente elabora l’idea di progettare un grande Istituto, che raccolga in un’unica sede tutti i mezzi di cura esistenti, seguendo un razionale e coordinato metodo terapeutico; secondo la propria intuizione, in un simile Istituto dovevano convivere i moderni ritrovati della scienza con le antiche cure termali praticate in epoca imperiale romana.

Voglio proporvi un passo, a mio avviso molto significativo ed eloquente, tratto dalle riflessioni scientifiche dello stesso Dott. Colombo: “la specializzazione troppo analitica della terapia fisica porta con sé un grande inconveniente...essa induce il medico specialista a circoscrivere la propria attenzione al solo elemento curativo che egli possiede...e falsa il criterio terapeutico, distraendolo dal prendere in considerazione tutti gli altri elementi di cura che per lui non esistono...quando, invece, tutti gli agenti fisici, che rappresentano tanti e così svariati mezzi di cura, siano raccolti in un insieme armonico e sintetico sotto la direzione della stessa persona, l’inconveniente lamentato non è più a temere”.

Capiamo quindi che tipo di approccio clinico avesse in mente il Colombo: una visione globale del paziente, olistica diremmo, capace di comprendere sia il corpo che la mente della persona in cura.

Ecco poi le tappe principali della professione medica del Dott. Colombo:

- fonda l’Istituto per la ginnastica medica ed il massaggio a Torino nel 1895 e a Montecatini Terme l’anno successivo; diventa Direttore delle Terme di Fiuggi per breve periodo;

- nel 1897 fonda l’Istituto Kinesiterapico di Roma presso il grande palazzo “Esedra” a piazza Termini.

Nel 1900 sposa Nella Lori; nel frattempo accetta l’incarico di Direttore consulente delle Terme di Montecatini; quindi nascono i figli Gemma Jolanda (1901) e Cristoforo Realdo (1903); la sua famiglia si trasferisce a Roma.

Il giorno 8 marzo 1902 rappresenta il culmine della sua carriera professionale, il coronamento di un sogno: alla presenza delle Autorità di Governo, dell’Amministrazione comunale di Roma e di una immensa folla di cittadini, S.E. il Ministro Guido Baccelli inaugurava solennemente la nuova sede dell’Istituto Kinesiterapico di Roma presso l’isolato dei “Prati di Castello”, ribattezzandolo ISTITUTO CENTRALE DI TERAPIA FISICA. Un Istituto magnifico, lussuoso, importante, localizzato in uno dei punti più belli e suggestivi della Capitale; l’edificio era costruito su due piani: quello inferiore, adibito ai bagni ed alle cure termali, era costituito da due sezioni identiche (una per i bagni maschili ed una per quelli femminili); ciascuna sezione possedeva una bella piscina natatoria e costituiva la riproduzione fedele delle antiche termae stabiane di Pompei: tutto era curato nei minimi dettagli, dall’architettura alle pitture murali ed ai mosaici; perfino i bagnini e gli inservienti indossavano tuniche romane dell’epoca; in questo ambiente esclusivo, veniva offerta al cliente la possibilità di ripercorrere l’iter termale dell’antico romano, passando attraverso stanze sempre più riscaldate, dal frigidarium, al tepidarium al calidarium, fino all’alipterium dove veniva sottoposto a massaggi rilassanti da parte degli alipti e adagiato mollemente su triclini poteva godere dei benefici del buffet che veniva servito in quella sede. Il piano superiore era quello effettivamente dedicato alla parte medica; comprendeva due sezioni, una di meccanoterapia (costituita da una grande palestra, denominata “Sala Zander”, in onore del grande Prof., dove venivano praticati esercizi di ginnastica svedese) ed una di massoterapia (dove venivano praticati massaggi terapeutici); includeva inoltre, altre due sale (una per la cura delle patologie cardiologiche attraverso gli strumenti d’avanguardia messi a punto dall’illustre Prof. Forlanini, ed una per il massaggi a vapore) e sei reparti: “elettroterapia”, “raggi Rontgen” (che offriva moderni servizi di radiografia, radioscopia e radioterapia), “fototerapia” (per il trattamento delle malattie dermatologiche), “termoterapia” (che utilizzava il “bagno di luce Kellog”, un cassone rivestito internamente di specchi riflettenti luce ultravioletta, nel quale il paziente si immergeva fisicamente in un bagno di luce e di calore), “ortopedia meccanica” (dive venivano eseguiti esercizi meccanici attivi e passivi per la cura della scoliosi, delle atassie neurologiche) e di “pneumoterapia” (dove venivano nebulizzate sostanze medicamentose che i pazienti potevano inalare insieme con ossigeno ed ozono).

Un’altra grande intuizione del Dott. Colombo fu quella di costruire accanto al suddetto Istituto un secondo edificio, meno lussuoso e più modesto, ma capace di offrire le stesse cure, a prezzi più bassi (alcune cure anche gratuite) ai pazienti poveri e provenienti dalle classe meno agiate, grazie ad un accordo con il Comune di Roma.

Così Colombo: “fra i poveri non è minore che fra i ricchi il numero degli ammalati bisognevoli  delle cure fisiche; per certe malattie, anzi, come per la paralisi infantile, il rachitismo, le deviazioni della colonna vertebrale, i postumi traumatici per infortuni del lavoro, le affezioni reumatiche, ecc...le classi povere danno un contingente assai maggiore che le classi agiate. Ma ad un tale genere di malattie non febbrili gli ospedali chiudono le loro porte; si tratta di cure a scadenza lunga, e contro le quali, d’altronde, nessun ospedale fra noi possiede mezzi adatti. Anche per le fratture e le lussazioni l’intervento del chirurgo...si limita alla riduzione ed alla susseguente immobilizzazione: se poi ne residuano anchilosi articolari, nevriti, paresi ed atrofie muscolari, il poveretto paziente deve curarsele come può, e spesso portarsele tutta la vita. Per rimediare ad una tale deficienza, la Società Italiana degli Istituti Kinesiterapici ha voluto, con pensiero altamente civile ed umanitario, impiantare uno “Stabilimento popolare”, ad arredo più modesto ma fornito di tutti gli apparecchi più indispensabili alla Terapia Fisica”.

L’impegno professionale è coronato da sempre più grandi successi:

- ottiene la Libera Docenza in Terapia Fisica presso la Regia Università di Roma;

- fonda e dirige la “Revue Internationale de Thérapie Physique”;

- nel 1911 organizza a Roma un grande “Congresso Internazionale di Terapia Fisica” cui partecipano oltre 3000 congressisti da tutto il mondo.


L’incontro con lo scoutismo.

Ora, vorrei proporre all’attenzione del lettore alcuni cenni relativi alla svolta del Colombo-medico.

Colombo maturò, infatti, dalla sua professione medica l’idea della prevenzione fisica nei giovani: pensare ai sani per prevenire il male e preparare nei giovani i forti cittadini del domani, attraverso una vasta azione di profilassi morale e sociale; l’incontro del Professore con lo scoutismo non è quindi un evento casuale e imprevisto; è invece, un qualcosa di strettamente connesso alla sua attività professionale, o meglio ne è una diretta conseguenza; è un evento, dirò così, propiziato dalla sua stessa vocazione di medico. Fonda quindi il CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani).

Ecco allora che:

- Colombo viene introdotto, attraverso l’amicizia con l’Ammiraglio Bonaldi, nell’ambiente della famiglia Reale a Villa Savoia. Il Re Vittorio Emanuele III iscrive al CNGEI il proprio figlio, il Principe ereditario Umberto e , successivamente (dietro insistenza della Regina Elena) la figlia Giovanna nelle esploratrici UNGEI.

- il 5 maggio 1915 viene concesso l’Alto Patronato del Re; a Colombo viene concesso dal Re, grato per i servizi resi, il titolo di “Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia”;

- nell’aprile dell’anno successivo, il cugino del Re, Luigi Amedeo duca degli Abruzzi, accetta la presidenza generale del Corpo con un messaggio nel quale augurava al CNGEI di raggiungere ben presto “il primato che le doti magnifiche di ardimento e di vigore della gioventù italiana gli devono assicurare”;

- Guglielmo Marconi accetta la presidenza onoraria della sezione di Bologna (1915);

- nel 1916 il Consiglio direttivo nazionale del CNGEI annovera, tra gli altri, Gabriele d’Annunzio, Giovanni Giolitti, Pietro Mascagni, Leonida Bissolati, Ferdinando Martini;

- il CNGEI viene elevato in Ente Morale in forza del R.D.L. N° 1881 del 21 dicembre 1916.


Il contributo del CNGEI-UNGEI alla Patria in guerra.

Possiamo vedere come nella vita di Colombo niente accada per caso; tutto ha un senso perché esiste un sottile filo rosso, una trama nascosta che si chiama “spirito di servizio”: tutto ciò che egli ha fatto nella sua vita ha un suo perché, ogni singolo evento ha un suo significato, dalla vocazione medica all’incontro con lo scoutismo fino alla partecipazione alla guerra: “servire” fu il vero motore spirituale dell’esistenza di Colombo, servire il paziente, servire i giovani, fino a servire la Patria intera.

Nel 1915 l’Italia entra in guerra: il Corpo nazionale fondato dal Professore, che non si tira certo indietro, ha l’occasione per dimostrare il suo patriottismo: un patriottismo non di maniera, non esibizionista, non fittizio ma vero, profondo, sociale; Veniva messa in atto la formula “amare la Patria” con un mobilitazione nazionale, collaborando alle più svariate forme utili alla causa: nei comitati d’assistenza ai soldati al fronte, nei distretti militari, negli ospedali, nelle prefetture, nei posti di ristoro delle stazioni ferroviarie, nei ricoveri, negli asili, nei dispensari...ovunque gli scouts venissero chiamati. Grande fu l’apprezzamento da parte delle Autorità civili. Molti dei ragazzi Scout si arruolarono volontari e non mancarono di comportarsi da eroici soldati disciplinati: uno di questi, il S. Ten. Alberto Cadlolo del GEI di Roma, caduto sul Monte Santo, si distinse per essere la più giovane Medaglia d’Oro al V.M. mi sembra doveroso, per questo motivo, riportare la motivazione del conferimento della Medaglia: “Sottotenente (Fanteria , Comandante del 3° plotone, II btg. 240° rgt.) nato a Roma (RM) il 13.08.1899. Data del conferimento: 31- 3- 1921 R.D. alla memoria. Motivo del conferimento: Primo fra i più valorosi, animato da intenso amor di Patria, guidò con l’esempio il suo plotone all’attacco del Pertica, formidabilmente munito a difesa, fra l’imperversare delle artiglierie e delle mitragliatrici nemiche. Ferito gravemente ad un ginocchio da bomba a mano, sotto i trinceramenti avversari, accrebbe la fede e l’ardore, in sè e nei suoi, raggiungendo la cima, irruppe primo nelle superate difese. Nel furioso corpo a corpo, che ne seguì, piegato sul ginocchio infranto, ma con cuore invitto incitò i suoi soldati a tener fermo, agitando un fazzoletto tricolore ed inneggiando alla Patria, finchè una fucilata alla tempia ne troncò la giovane nobilissima vita”.

Dopo la disfatta di Caporetto, quando le cose sembravano volgere al peggio per l’Italia, Colombo parte volontario quasi cinquantenne: ottiene l’incarico di Sottotenente medico in prima linea (nonostante, per i suoi titoli gli spettasse di diritto il grado di Maggiore medico con incarico nelle retrovie); nel 1917 parte per il fronte, assegnato quale medico di una Compagnia di Alpini in prima linea sullo Zugna, dove si meritò la Medaglia di Bronzo al V.M. Successivamente prende parte alla battaglia sul Piave e a varie azioni sul Passo del Tonale, come semplice combattente, guadagnandosi la Medaglia d’Argento  e la Croce di Guerra per il coraggio e l’abnegazione dimostrati.

Nel 1918 viene richiamato dal Ministero a Roma per assistere al II Convegno Nazionale GEI: rispose all’appello ma tornò stremato nelle forze e sofferente a causa dell’infezione tifica contratta in trincea; ricoverato presso il Policlinico di Roma; il 17 ottobre 1918 chiese gli estremi conforti della Religione cattolica, quindi salì al cielo a ritrovare i suoi giovani scouts che lo avevano preceduto facendo olocausto della loro giovinezza alla Patria.


Giovanni FLAMMA


Appendice:


Prof. Angelo Mosso, Direttore del Laboratorio di Fisiologia e Sen. Del Regno d’Italia. Il successo delle sue pubblicazioni spinse il Mosso ad un nuovo obiettivo, infondere negli italiani la volontà di migliorarsi fisicamente. 


Sottotenente Alberto Cadlolo