Mattarella, Draghi, Figliuolo, il prossimo Ministro degli Interni e il prossimo Ministro degli Italiani all’Estero. "Locorum per angustias pro bono Italiae".


Come ampiamente previsto.

La mediatica verbosissima zuffa per far salire al Quirinale tizio o caio è già da tempo iniziata, facendo tornare il sorriso su folle di commentatori digiunissimi di economia, che sanno però quanti voti presero Tizio o Caio nel Novecento per l’elezione del Presidente della Repubblica Italiana; al pari di tanti parlamentari anche loro temono di perdere il posto di lavoro o di vederne ridimensionate le funzioni.

Cordiali visite di cortesia degli eredi di nemici politici una volta acerrimi, e contestuali proposte di candidature di un partito politico all’esponente di un altro partito politico: movimenti tutti molto edificanti se confrontati con l’odio politico talvolta sanguinolento di anni passati, ma che non profumano di sincero generoso buon vino per la collettività nazionale, quanto di mesto mosto che puzza un po’di piedi in marcia e gara verso l’unico colle.

Molto si scrive sui sondaggi della prevista ascesa di Giorgia Meloni verso la guida del Centro Destra e conseguentemente verso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ove non disponibile Draghi; pur di raggiungere questo scopo viene propugnata la candidatura di Berlusconi al Quirinale e le elezioni anticipate.

L’Onorevole Meloni non persegua questo scopo, non con questi tempi e mezzi nefasti per la salute fisica ed economica d’Italia.
Agganci invece il suo vagoncino di fedele servitore – grazie per il consenso che indovino per lo scrivere servitore e non  servitora – al treno autenticamente patriottico della competenza politica e professionale guidato dall’organizzatore giuridico Mattarella e dal coordinatore economista Draghi, che hanno proficuamente agganciato il vagoncino colmo di professionalità del Generale contra Covid Figliuolo, e presto, auguriamocelo, quello di Ministro degli Interni con titolare Minniti o Salvini.
Come?

Nel simbolo del partito presieduto da Giorgia Meloni, c’è una fiammella che in tanti non abbiamo mai votato, temendo alimentasse nostalgie e dittature fuori tempo, ma che è riuscita proprio per il nostro non voto a indebitarci per ciò che di buono aveva fatto politicamente per decenni: era l’unico partito che continuava a parlarci dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia.

Se il presidente di Fratelli d’Italia non vuole traghettare quel simbolo da una rappresentanza elettorale democraticamente incerta a un simbolo cimiteriale, lo conduca al suo compimento politico, riprenda a occuparsi degli italiani residenti nelle terre situate al di qua delle Alpi ma non amministrate politicamente dall’Italia, e di tutti gli altri italiani residenti oltre le Alpi: Giorgia Meloni si candidi per la guida del Ministero degli Italiani all’Estero – si chiama ancora così? – e faccia esperienza di Governo difficile, angusto, non popolare, insomma concretamente eroico.

La Donna della Garbatella conferisca al Governo di Unità Nazionale coraggio vero e quotidiano: rinunci ad ambizioni personali, lasci che le perseguano vacui patetici tribuni del secolo scorso, e riprenda a tessere la tela del rinnovato Risorgimento Italiano, prima monarchico ora repubblicano, festinando lente con Tajani, l’unico che recentemente abbia gridato viva l’Istria e la Dalmazia italiane, e con quanti ricordano che il Carroccio della storia ha combattuto per l’Italia, vincendo, contro transalpini invasori.
Siamo in tanti che da decenni lavoriamo per distinguere il bambino dall’acqua sporca, il Risorgimento dall’Imperialismo: Giorgia Meloni ha tutte le capacità professionali per tirare fuori il bambino  del tutto, farlo crescere senza cattive compagnie, amarlo, e farlo amare (1).

(1) – In previsione dei futuri incarichi governativi, si alleni intanto anche ad eliminare le poco eleganti grattatine di capelli e le puliture di labbra con la mano; si sfoghi in privato, come facciamo tutti. 

10 dicembre 2021


Claudio SUSMEL


Da http://www.claudiosusmel.it/