27 AGOSTO 1944
CARLO FECIA DI COSSATO (Roma, 25 settembre 1908 – Napoli, 27 agosto 1944) - 

Prestò servizio con la Regia Marina durante la seconda guerra mondiale e fu un "asso" dei sommergibilisti con 17 imbarcazioni nemiche affondate. Gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare.  Nato a Roma da una nobile famiglia piemontese sostenitrice della monarchia sabauda, dopo aver completato gli studi al Regio collegio militare di Moncalieri frequentò l'Accademia Navale di Livorno dalla quale nel 1928 uscì con il grado di guardiamarina e subito imbarcato sul sommergibile "Bausan" Promosso sottotenente di vascello nel 1929 fu destinato alla Cina e imbarcato sull'incrociatore "Libia" dove venne destinato al Distaccamento Marina di Pechino (Cina). Tornato in Italia nel 1933, frequentò il Corso superiore da tenente di vascello e a bordo dell'incrociatore "Bari", posto alla difesa del porto di Massaua prese parte alla Guerra d'Etiopia; successivamente, imbarcato su unità sommergibile, partecipò a due missioni speciali nelle acque spagnole durante la guerra civile spagnola. Nel 1939 frequentò la Scuola Sommergibili di Pola e a 32 anni venne nominato Capitano di Corvetta e comandante di sommergibile Allo scoppio della Seconda guerra mondiale al comando del sommergibile "Ciro Menotti", dislocato a Messina nell'ambito della XXXIII Squadriglia, operò in numerose missioni nel Mediterraneo. Nell'autunno 1940 fu trasferito alla Base Betasom operante in Atlantico dislocata a Bordeaux dove fu imbarcato come ufficiale in seconda sul sommergibile "Enrico Tazzoli" al comando di Vittore Racanelli finché fu destinato al sommergibile"Reginaldo Giuliani". Il 5 aprile 1941 Fecia di Cossato assunse il comando dell'"Enrico Tazzoli", lo stesso giorno fu nominato come secondo ufficiale a bordo del Tazzoli il tenente di vascello Gianfranco Gazzana Priaroggia che si sarebbe successivamente distinto al comando del sommergibile "Archimede" e soprattutto del "Leonardo Da Vinci". Fecia di Cossato volle un equipaggio composto da soli volontari.  « Se qualcuno vuole sbarcare lo dica subito. Io intendo partire con gente pronta a tutto. » (Carlo Fecia di Cossato rivolto all'equipaggio dell'"Enrico Tazzoli".  Il 7 aprile 1941 prese il mare diretto al largo dell'Africa Occidentale e il 12 aprile attaccò due incrociatori britannici. Subito dopo l'attacco si immerse per sfuggire all'altro incrociatore e quando riemerse sul luogo dell'attacco Cossato rinvenì una vasta macchia di nafta e vide la sagoma di un incrociatore allontanarsi. Sul libro di bordo annotò soltanto l'avvenuto attacco e da parte inglese anche dopo la guerra non arrivarono conferme. Il 15 aprile affondò il piroscafo da carico inglese (ex francese) "Aurillac" (4733 tsl) cui diede poi il colpo di grazia con altri due siluri e col cannone. L'"Aurillac" divenne la prima vittoria di Fecia Da Cossato in qualità di comandante. Il 7 maggio segue il piroscafo norvegese "Fernlane" e il 9 la petroliera, sempre norvegese, "Alfred Olsen". La "Alfred Olsen" fu un avversario particolarmente ostico e, dopo due giorni di inseguimento, per affondarla fu necessario ricorrere a tutti i siluri ancora disponibili e cento colpi di artiglieria il fatto costrinse il "Tazzoli" a fare ritorno alla base. Lungo la strada, fu attaccato da un aereo nemico, ma la reazione delle mitragliatrici di bordo del sottomarino costrinse l'aereo ad allontanarsi in fiamme.  Il 25 maggio il "Tazzoli" rientrò a Bordeaux dove Fecia di Cossato fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare. Il 15 luglio 1941 Fecia di Cossato guidò il "Tazzoli" in una nuova missione nel corso della quale, il 12 agosto, affondò il piroscafo inglese "Sangara" già danneggiato da un precedente attacco di U-boot e il 19 la petroliera norvegese "Sildra" per rientrare poi alla base l'11 settembre. In questa seconda missione Fecia di Cossato fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare e da parte dei tedeschi con la Croce di ferro di seconda classe.  Nel dicembre del 1941, partecipò, partendo da Bordeaux, al salvataggio di oltre 400 naufraghi che erano a bordo della nave di rifornimento tedesca Python, affondata al largo delleisole di Capo Verde; il Python aveva a bordo anche i naufraghi della famosa nave corsara "Atlantis" che era stata affondata precedentemente. Gli U-Boot tedeschi risultarono insufficienti ad accogliere tutti i naufraghi pertanto il comando tedesco si risolse a richiedere l'intervento anche dei sommergibili italiani che avrebbero atteso i naufraghi al largo delle isole di Capo Verde. I sommergibili che si trovavano a Betasom sbarcarono quindi gran parte dell'equipaggio ed imbarcarono ingenti quantità di viveri e acqua. A bordo del "Tazzoli" furono imbarcati circa settanta naufraghi tra cui il vice-comandante tedesco dell'"Atlantis" Ulrich Mohr che rilevò il grande affiatamento tra l'equipaggio e il suo comandante.  La notte di Natale il "Tazzoli", che navigava in superficie approfittando del buio, fu costretto ad una rapida immersione quando fu attaccato da un solitario aereo nemico. I naufraghi furono sbarcati nella base tedesca di Saint-Nazaire dove già li attendeva il Fregattenkapitän (Capitano di fregata) dell'"Atlantis" Berhard Rogge che espresse grande ammirazione per il comandante italiano. . Al ritorno a Betasom Fecia di Cossato fu insignito direttamente dall'ammiraglio Dönitz con l'importante decorazione tedesca dellaCroce di ferro di 1ª Classe. La stessa decorazione fu assegnata ai comandanti degli altri tre sommergibili impiegati nell'operazione di recupero dei naufraghi dell'Atlantis. Comandante De Giacomo del sommergibile Torelli, comandante Olivieri del sommergibile Calvi, comandante Giudice del sommergibile Finzi.  L'11 febbraio 1942 Di Cossato partì per una nuova missione presso le coste americane (gli Stati Uniti erano nel frattempo entrati in guerra). Il 6 marzo affondò il piroscafo olandese "Astrea" e il giorno seguente la motonave norvegese "Torsbergfjord". Il 9 è la volta del piroscafo uruguayano "Montevideo", che era una ex nave italiana che non essendo riuscita a riparare in porto neutrale alla dichiarazione di guerra era stata requisità e immessa nella flotta uruguayana. L' 11 marzo fu invece affondato il piroscafo panamense "Cygney". In quei giorni la propaganda americana aveva ironizzato sulla Regia Marina accusando i marinai italiani di non aver coraggio di spingersi fino alle coste americane così Da Cossato in torretta e mostrando un tricolore urlò all'indirizzo dei naufraghi sulla scialuppa: "E adesso andate a raccontare agli americani che non è vero che gli italiani vengono fin qui ad affondare le navi". Il 13 marzo fu la volta dell'inglese "Daytoian", poi il 15 della petroliera inglese "Athelqueen".  Nel corso del combattimento il "Tazzoli" fu danneggiato pertanto decise di rientrare alla base il 31 marzo. A seguito di questa fruttuosa missione Di Cossato fu decorato con una seconda medaglia d'argento al valor militare e da parte tedesca con la Croce di 2 classe con Spada dell'Ordine dell'Aquila. Il 18 giugno 1942 Di Cossato ripartì per una nuova missione diretto ai Caraibi dove il 2 agosto attaccò e affondò la greca "Castor" e il 6 la petroliera norvegese "Havsten". Prima dell'affondamento Di Cossato diede il tempo ai marinai avversari di poter riparare su una nave argentina. Il 5 settembre il "Tazzoli" fece rientro alla base. Per questa missione a Carlo Fecia di Cossato venne conferita la medaglia di bronzo al valor militare. Il 14 novembre 1942 Di Cossato partì per la sua ultima missione a bordo del "Tazzoli". Il 12 dicembre furono intercettati ed affondati il piroscafo inglese "Empire Hawk" e olandese "Ombilin". Il 21 è il turno dell'inglese "Queen City" e il 25 della motonave americana "Dona Aurora". Al rientro dalla missione, svolta nell'Atlantico i mitraglieri del Tazzoli abbatterono un quadrimotore inglese che li aveva attaccati. Il sommergibile rientrò a Bordeaux il 2 febbraio. Le vittorie ufficiali al comando del sommergibile Enrico Tazzoli e confermate dalla documentazione delle nazioni nemiche sono in tutto diciassette. Molte fonti rivendicano anche l'affondamento di un incrociatore affondato il 12 aprile 1941 rimasto sconosciuto ma presumibilmente britannico. Nel febbraio del 1943 Fecia di Cossato lasciò il comando del "Tazzoli" per assumere con il grado di capitano di fregata il comando della IIIª Squadriglia Torpediniere con insegnasulla torpediniera Aliseo, assumendo il comando della nuova unità il 17 aprile 1943 avvicendando al comando della nave il capitano di corvetta Umberto Manacorda.  Il "Tazzoli", era ormai diventato obsoleto e in seguito ad un accordo tra le rispettive marine era stato disarmato e adibito al trasporto di materiale strategico tra l'Europa e il Giappone. In cambio la Kriegsmarine si sarebbe incaricata di procurare alla Regia Marina degli U-Boote tedeschi come rimpiazzo ed avrebbe addestrato gli equipaggi italiani. Partito da Bordeaux il 16 maggio 1943, al comando del capitano Giuseppe Caito e diretto a Singapore, scomparve in mare portando con sé 70 uomini tra marinai e ufficiali, nella prima missione dopo che Carlo Fecia di Cossato ne aveva lasciato il comando. La tragedia lo segnò profondamente. Il 22 luglio 1943 l’"Aliseo" lasciò Pozzuoli per scortare a Civitavecchia, insieme alla torpediniera tedesca TA 11 ed a due cacciasommergibili, i piroscafi "Adernò" e "Colleville". Nella mattinata del 23 luglio il convoglio fu attaccato da un gruppo di aerei alleati; uno dei velivoli nemici venne abbattuto ed uno della scorta italo-tedesca danneggiato e costretto all’ammaraggio, mentre l’"Aliseo" ebbe leggeri danni al ponte di coperta ed al timone a causa del mitragliamento. Fecia di Cossato decise di far proseguire il convoglio mentre con la propria nave rimorchiava verso la riva l’aereo ammarato e provvedeva alle riparazioni dei danni al timone. L’"Aliseo" si ricongiunse alle altre navi alle 17.30. Verso le 19.30, tuttavia, l’"Adernò" venne silurato dal sommergibile britannico "Torbay" e s’inabissò nel giro di alcuni minuti: l’"Aliseo", dopo aver calato una motolancia per ripescare i naufraghi, effettuò per diverse ore infruttuosa caccia antisommergibile. Fecia di Cossato fu ancora insignito di una medaglia di bronzo al valor militare e di una Croce di guerra al valor militare tedesca.  Il giorno della proclamazione dell’Armistizio dell'8 settembre 1943 l’"Aliseo" era nella base di La Spezia e nel corso della giornata l’unità insieme alla gemella la torpediniera "Ardito", salpò dal porto ligure. Sull’ Aliseo erano imbarcati anche il comandante delle siluranti,ammiraglio Amedeo Nomis di Pollone, e l’ammiraglio Aimone di Savoia-Aosta. Le due unità si diressero a Bastia, dove giunsero in serata apprendendo la Proclamazione dell'armistizio. Il 9 settembre, mentre le truppe tedesche procedevano all’ocupazione del porto corso, la nave riuscì ad uscirne, mentre l’Ardito rimase bloccato all’interno del porto e fu pesantemente danneggiato dal tiro delle batterie costiere, cadute in mano alla Wehrmacht, e di numerose unità tedesche. Fecia di Cossato, vedendo l’altra torpediniera in difficoltà, invertì la rotta ed affrontò undici imbarcazioni tedesche: i cacciasommergibili UJ 2203 (ex-francese Minerva) e UJ 2219 (ex-francese Insuma), di scorta alle motozattere armate F 366, F 387, F 459, F 612 ed F 623, la motobarca della Luftwaffe FL B. 412 ed i piroscafi armati Humanitas e Sassari, italiani ma catturati dai tedeschi. La nave nell'azione era supportata anche da alcune batterie che erano state riconquistate dagli artiglieri italiani e dall’ intervento, nella fase finale del combattimento, della corvetta Cormorano. L’Aliseo riuscì ad affondare con i suoi 3 cannoni da 100mm sia i cacciasommergibili che le motozattere, mettendo inoltre fuori uso l’Humanitas ed il Sassari.  Più precisamente l’Aliseo, ricevuto dal comandante del porto, dopo che questo era stato in buona parte riconquistato, l’ordine di attaccare e distruggere la flottiglia tedesca, aprì il fuoco alle 7.06 da circa 8300 metri, in risposta alle navi tedesche, che, UJ 2203 in testa, avevano già iniziato a sparare. Alle 7.30 l’Aliseo fu centrata da un proiettile da 88 mm in sala macchine restando temporaneamente immobilizzata, quindi, riparato il danno, diresse il tiro contro l’UJ 2203, che, devastato, saltò in aria alle 8.20; dieci minuti più tardi l’UJ 2219 ebbe analoga sorte e quindi furono affondate tre delle motozattere, mentre le rimanenti due motozattere furono mandate ad incagliarsi ed il battello della Luftwaffe venne affondato con il concorso della Cormorano, che frattanto era sopraggiunta. La vittoria riportata a Bastia fu tra le motivazioni del conferimento della Medaglia d'oro al valor militare a Fecia di Cossato, caso probabilmente unico di conferimento della massima decorazione militare per azioni militari compiute contro obiettivi di due parti belligeranti contrapposte.  Dopo il combattimento l'Aliseo, recuperati 25 naufraghi tedeschi, diresse insieme alla malridotta Ardito per Portoferraio, dove erano confluite numerose torpediniere, corvette ed unità minori ed ausiliarie provenienti dai porti del Tirreno, dove arrivò alle 17.58 del 9 settembre, sbarcando gli ammiragli Nomis di Pollone e Savoia-Aosta ed i naufraghi tedeschi. Nel mattino dell’11 settembre la nave lasciò Portoferraio insieme ad altre sei torpediniere (tra cui le gemelle Indomito, Animoso, Ardimentoso e Fortunale) e diresse per Palermo, porto controllato dagli Alleati, dove il gruppo arrivò alle dieci del mattino del 12 settembre.  Le navi rimasero in rada dal 12 al 18 settembre, giorno in cui entrarono in porto e ricevettero acqua e provviste da parte degli statunitensi. Il 20 settembre 1943 la nave lasciò il porto siciliano insieme a svariate altre unità e si portò a Malta, dove consegnò parte dei viveri ricevuti alle altre navi italiane già giunte nell’isola e giunto lì, si rese conto che le navi da battaglia erano alla fonda completamente disarmate e trasformate in campo di concentramento per gli equipaggi. Il 5 ottobre l’Aliseo, le sue gemelle ed altre tre torpediniere lasciarono Malta e rientrarono in Italia.  La nave, con base a Taranto, operò anche durante la cobelligeranza in missioni di scorta, restando al comando di Fecia di Cossato. Quando in primavera si diffuse la notizia che, nonostante la cobelligeranza, le navi italiane sarebbero state comunque cedute alle potenze vincitrici, Di Cossato ordinò alla propria squadra, quando fosse venuto il momento, di non accettare l'ordine di consegna. « Se venisse confermato l'ordine di consegna, dovunque vi troviate lanciate tutti i vostri siluri e sparate tutti i colpi che avete a bordo contro le navi che vi stanno attorno, per rammentare agli angloamericani che gli impegni vanno rispettati; se alla fine starete ancora a galla, autoaffondatevi. » (Carlo Fecia di Cossato nell'ordine rivolto alla propria squadra.)  Nel giugno 1944, quando il nuovo governo, presieduto da Ivanoe Bonomi, si insediò rifiutandosi di giurare fedeltà al Re, gli alti comandi della Marina si adeguarono alla scelta ministeriale ma, il 22 giugno, Carlo Fecia di Cossato, di fronte alla richiesta dell'ammiraglio Nomis di Pollone di riconoscere con giuramento di fedeltà il nuovo Governo del Sud ed uscire in pattugliamento, si rifiutò, dicendo di non riconoscere come legittimo un governo che non aveva prestato giuramento al Re e che pertanto non avrebbe eseguito gli ordini che venivano da quel governo. « No, signor ammiraglio, il nostro dovere è un altro. Io non riconosco come legittimo un governo che non ha prestato giuramento al Re. Pertanto non eseguirò gli ordini che mi vengono da questo governo. L'ordine è di uscire in mare domattina al comando della torpediniera "Aliseo". Ebbene l'"Aliseo" non uscirà. » (Carlo Fecia di Cossato rivolto all'ammiraglio Nomis di Pollone.) Il 22 giugno 1944 Fecia di Cossato fu fatto sbarcare dall'"Aliseo" e, dopo essere stato convocato a palazzo Resta, fu messo agli arresti nella fortezza con l'accusa di "insubordinazione" e sollevato dal comando dell'"Aliseo". La mattina successiva ci furono gravi tumulti fra gli equipaggi, che si schierarono dalla parte di Fecia di Cossato, rifiutando di prendere il mare e reclamando la liberazione e il reintegro del comandante. In breve Fecia di Cossato fu rimesso, in libertà ma posto in licenza per tre mesi.  In nome del Re, all'armistizio, aveva obbedito all'ordine di consegnare la flotta al nemico e al comando dell'Aliseo non aveva esitato ad attaccare l'alleato del giorno prima, pur ripugnandogli l'idea del cambio di campo, per trovarsi a fronteggiare un governo che rifiutava di giurare fedeltà al Re. In pochi mesi vide crollare tutti i valori nei quali aveva sempre creduto: la Monarchia, la Patria, la Regia Marina. Non potendo raggiungere la famiglia al Nord, si trasferì a Napoli, ospite di un amico, rifiutando gli incarichi di comando che gli venivano offerti dagli alleati. Invano tentò di avere un colloquio con il luogotenente del Regno Umberto di Savoia per spiegargli i motivi della sua insubordinazione.  All'avvicinarsi della fine del congedo, il 21 agosto scrisse la sua lettera testamento indirizzata alla madre e tra il 27 e 28 agosto scelse il suicidio per denunciare la grave crisi dei valori nei quali aveva sempre creduto e come denuncia morale contro tutti coloro per i quali il giuramento di fedeltà, a suo tempo prestato, era stata solo una parola al vento; il 27 agosto 1944 si uccise a Napoli, sparandosi un colpo di pistola alla tempia, lasciando una lettera alla madre in cui spiegava i motivi del suo gesto. « Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace. Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato. Da questa constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo nella mia vita. » (Carlo Fecia di Cossato nella lettera testamento scritta per la madre.)  È sepolto a Bologna.  Nel 1977 la Marina Militare ha dato il nome di questo comandante a un sommergibile, la cui sigla era S-519; il sommergibile, appartenente alla "prima serie" della classe Sauro, ha fatto l'ultimo ammaina bandiera il 31 marzo 2005 nel porto di La Spezia.  

Onorificenze: Medaglia d'oro al valor militare «Valente e ardito comandante di sommergibile, animato, fin dall’inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Atlantico affondava quattro navi mercantili per complessive 20516 tonnellate ed abbatteva, dopo dura lotta, un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato, stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee. Successivamente, comandante di torpediniera, alla data dell’armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo attaccando con la sola sua unità sette navi germaniche di armamento prevalente che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema determinazione. Esempio fulgidissimo ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente e di assoluta dedizione al dovere. — Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 - 1º febbraio 1943; Alto Tirreno, 9 settembre 1943» — 27 maggio 1949 Medaglia d'argento al valor militare — Oceano Atlantico, febbraio-aprile 1942 Medaglia di bronzo al valor militare — Oceano Atlantico, luglio-settembre 1941 Medaglia di bronzo al valor militare — Oceano Atlantico, giugno-settembre 1942 Medaglia di bronzo al valor militare — acque di Bastia, settembre 1943 Croce di guerra al valor militare — Mediterraneo, luglio 1943 Croce di cavaliere della croce di ferro — 19 marzo 1943 Croce di ferro tedesca di prima classe — dicembre 1941 Croce di ferro tedesca di seconda classe — 30 giugno 1941

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