I RAGAZZI DEL '99
16-17 novembre 1917. Un oscuro fazzoletto di terra nel Quartier del Piave, tra Candelù di Breda di Piave e Saletto, è teatro di un evento di portata storica, talmente iconico da trasfigurare nel mito: il Battesimo del fuoco dei Ragazzi del '99. 


I giorni di novembre 1917 sono segnati dall'angoscia e dalla frenesia. L'Imperial Regio Esercito ha sfondato il fronte italiano a Caporetto e per dieci giorni, fino al 9 novembre ha inseguito i resti del nostro esercito fino al Piave. Sono stati giorni terribili, caratterizzati da durissimi scontri di retroguardia, alcuni dei quali segnati da episodi di valore indicibile (uno per tutti la Battaglia di Pozzuolo del Friuli, che vede ben due cariche dei Lanceri di Novara e una del 4° Squadrone del Reggimento Genova Cavalleria, che ne uscirà pressoché annientato). 

Tutto ciò che resta dell'esercito Italiano è schierato lungo la riva destra del Piave. Ma i vuoti che si sono aperti nelle fila del Regio Esercito sono autentiche voragini. Così, si fa ricorso all'ultima risorsa disponibile, la leva della Classe 1899. 

A visite mediche ultimate, saranno dichiarati idonei ben 300.000 diciottenni di tutta Italia, i quali, dopo aver concluso un addestramento che definire frettoloso è molto più che un eufemismo - sarebbe meglio dire che questi giovanissimi soldati sono stati radunati nelle caserme, vestiti del ruvido panno grigioverde d'ordinanza e armati dell'arma standard, ossia il pesante fucile Mannlicher Carcano calibro 6,5 mm e nulla più... - intanto vengono velocemente spediti nelle retrovie del fronte, a fungere da riserva. Questo accade anche nel nostro fazzoletto di terra del Piave, con il quale abbiamo aperto il nostro racconto: in linea ci sono fanteria e bersaglieri, subito dietro due battaglioni, composti quasi per intero da giovani coscritti della Classe 1899. Il luogo in questione è solo un toponimo nella pianura periplavense, il Molino della Sega, così chiamato perché fin dal sedicesimo secolo vi si trova un molino ad acqua per la molitura del grano e un macchinario di taglio dei tronchi provenienti dal Cadore. Intorno ci sono altre tre o quattro case coloniche, null'altro; davanti, una striscia di terra di qualche centinaio di metri e poi il Piave. Quella fascia di terra è stata designata dal comando austroungarico come punto nel quale dovrà avvenire lo sfondamento e la scelta non è casuale: è noto che la zona è presidiata solo da un velo di truppe veterane; le riserve sono solo dei "ragazzini", logicamente giudicati inesperti. Il compito di attraversare il fiume e sfondare nei pressi del Molino è affidato al 92° Reggimenti di fanteria boemo: sono soldati affidabili e temprati, si dà per scontato che avranno presto ragione dell'esiguo numero di italiani che li fronteggiano, costituito da uno striminzito Reggimento di fanteria, il 154° e aliquote della Terza brigata Bersaglieri. 

Il 16 novembre, l'artiglieria batte a tappeto le linee di resistenza e le retrovie; subito dopo si scatena l'attacco, che, tra alterne vicende, si fa sempre più incalzante e l'azione dei boemi finisce per minacciare ormai direttamente le retrovie. A metà mattina del 16 novembre, il colonnello Filippo Zamboni, comandante del 18° reggimento, ordina al maggiore Guido Caporali, comandante dei due battaglioni di reclute giunti sul fronte appena il giorno precedente (!!!) di raggiungere la prima linea e schierare i suoi giovani soldati a difesa del fatidico tratto di fronte, ove si trova il Molino della Sega. 

Forse, per comprendere lo stato d'animo di quei Ragazzi, bisogna compiere uno sforzo di immaginazione e di raffronto, pensando a com'eravamo noi, all'età di diciott'anni, in sella a un Ciao o a una Vespa, con l'unico preoccupazione di sfangare un'interrogazione e di conoscere una ragazza della classe a fianco e come potevano essere loro - molti semianalfabeti o analfabeti, mai spintisi più in là del comune nel quale erano nati, moltissimi già adusi al duro lavoro dei campi - con le dita tremanti strette attorno al fucile, l'elmetto Adrian che balla in testa, circondati da una confusione inenarrabile e dal frastuono delle esplosioni, del sibilo dei proiettili e dai lamenti dei feriti.... 

Tutta la giornata del 16 vede i nostri, dapprima costretti sulla difensiva, farsi sempre più aggressivi e, contemporaneamente, i boemi perdere progressivamente l'iniziativa. Al tramonto, dopo ore di lotta senza quartiere, solo uno sparuto gruppo di boemi resiste, asserragliato all'interno del Molino in precedenza conquistato; la posizione è forte, munita di diverse mitragliatrici, ma la sua sorte è ormai segnata. All'alba del giorno dopo, 17 novembre, un assalto irresistibile condotto da due battaglioni di bersaglieri e dai Ragazzi del '99 schianta le ultime resistenze e, nell'impeto dell'attacco, giunge fino al Piave. La sconfitta del 92° Reggimento boemo è totale: tra morti, feriti e prigionieri esso perde quasi per intero la propria forza, visto che solo qualche decina di superstiti riesce a riguadagnare le posizioni di partenza, sulla sponda sinistra. La condotta delle giovanissime  reclute è stata superba: nessuno ha ceduto, tutti hanno combattuto con inatteso e insperato coraggio, spronati dall'esempio dei veterani che avevano a fianco. 

A cose fatte, sarà il Bollettino di Guerra del giorno dopo a tributare loro il meritato onore, attraverso le parole del Maresciallo Armando Diaz: "I giovani soldati della classe 1899 hanno avuto il battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico e sul fiume che in questo momento sbarra al nemico le vie della Patria, in un superbo contrattacco, unito il loro ardente entusiasmo all’esperienza dei compagni più anziani, hanno trionfato". In quei giorni disperati, l'Italia affidò la propria sorte ai suoi figli più giovani; oggi, non siamo per fortuna in quelle condizioni, ma dovremmo comunque trarre una salutare lezione da quell'esperienza e non dimenticarci degli Italiani più giovani, come invece sta purtroppo accadendo.


Michele BOSCATO


Foto di copertina: da https://www.movemagazine.it/eventi/ragazzi-99-giovani-guerra/

Vedasi anche https://photo12art.wordpress.com/2015/12/01/ragazzi-del-99/