IN MORTE DI UN POETA: W.B. YEATS

“Cast a cold Eye / On Life, on Death. / Horseman, pass by!” ("Getta uno sguardo impietoso / Sulla Vita, sulla Morte. / Cavaliere, prosegui!"). Ricordiamo con le parole di Elisabetta Gavetti il grande poeta, drammaturgo, scrittore, mistico e patriota irlandese W.B. Yeats (Dublino, 13 giugno 1865 – Roccabruna, 28 gennaio 1939).


Si spegneva oggi, il 28 gennaio del 1939, William Butler Yeats, all’età di 73 anni. Definito dai critici lo Shakespeare irlandese, fu tra i padri del Gaelic Revival, la rinascita della letteratura gaelica promossa da uomini e donne che operarono anima e corpo per la liberazione dello Stato irlandese dal dominio britannico.

Consapevole che questa rinascita poteva avvenire se basata su radici solide, Yeats iniziò sin dai primi anni di attività ad esplorare la tradizione irlandese e il suo folclore; definì del resto l’Irlanda come “one of the seven great fountains in the garden of the world’s imagination” [“una delle sette fontane meravigliose nel giardino dell’immaginazione del mondo”]. E mai venne meno al patto fatto con la propria cultura e il proprio Paese.

Sotto la guida di un altro grande poeta e patriota irlandese, John O’Leary, avviò un forte processo di rinnovamento letterario, partendo per un viaggio nella memoria popolare e mitologica, diventando egli stesso parte del mondo delle fate, o uno dei prodigiosi eroi dell’epica antico-irlandese, come Cù Chulainn, Ercole d’Irlanda.

La sua poetica si fonderà con la sua vita come in un’opera teatrale straordinaria. Vestirà i panni di ogni suo personaggio, parlando per e con loro e contribuendo a gettare le basi per una nazione unita, consapevole e libera.

Un murale rappresentante il Poeta in Sligo, Irlanda (Credits: Hajotthu)


Il Gaelic Revival: l’Irlanda di Yeats

L'Irlanda e l'Italia, come ogni nazione oggetto di dominio straniero, condivisero due difficoltà: riuscire a trovare la propria identità e, nel frattempo, cercare di emanciparsi e rendersi indipendenti.

Nel caso dell'Irlanda, l'Inghilterra e l'anglicizzazione minacciavano l'identità, la cultura e la lingua irlandesi. Gli ideali del romanticismo diffusi dal XVIII secolo in tutto il continente e nei paesi insulari, portarono la nuova visione di una nazione basata sulla consapevolezza dell’identità culturale.

Fu in questo contesto che intellettuali e uomini di cultura iniziarono a pensare al ruolo della lingua e della letteratura nazionali come una parte guida nell'affermazione dell'indipendenza e dell'unità politica.

Durante gli ultimi due decenni dell’800, con l’ascesa del Gaelic Revival, l’Irlanda stava cercando una risposta alla complessa domanda della propria identità culturale e nazionale.

La creazione di uno Stato Libero sarebbe avvenuta quarant'anni dopo, ma il sentimento e il bisogno di indipendenza nati in questo periodo diedero modo di riflettere anche sul significato di una nuova, rivendicata identità irlandese, abbastanza forte da liberarsi del vivido senso di inferiorità risultato dall’anglicizzazione del Paese.


Il ritorno in Irlanda e l’incontro con lo spirito della nazione

Il momento si era fatto attendere per troppo tempo. Yeats stava per ritornare in Irlanda dopo il trasferimento a Londra, nel 1867, per via della carriera di artista del padre, John.

Sarà la madre, Mary, a trasmettergli per prima la passione per la tradizione letteraria del folclore irlandese, resa ancor più vivida dai periodi di vacanza trascorsi con la famiglia a Sligo dai nonni, ad ovest dell’isola di Smeraldo. 

Quando, nel 1880, ritornarono in Irlanda per ragioni economiche, il giovane William si ritrovò in una Dublino decisamente diversa da Londra, ma che seppe instradarlo, tra contaminazioni poetiche e fervore patriottico, alla carriera poetica.

Inizialmente, si nutrì profondamente della tradizione romantica inglese, da Shelley a Spenser e ai Preraffaelliti, tanto in voga nella capitale inglese.

Lasciati gli studi superiori con scarso successo, fatto che non gli permise di immatricolarsi in un’università come il Trinity College, venne ammesso nel 1883 al Metropolitan School of Arts della capitale; qui iniziò a comprendere come la poesia, più che le arti figurative, fosse la sua reale vocazione, già precocemente plasmata attraverso alcuni componimenti giovanili (alcuni nati dall’infatuazione non ricambiata per una fanciulla dai fulvi capelli, nei sobborghi di Dublino).


John O’Leary e la National Literary Society 

Fu in questo periodo che entrò nel Contemporary Club di Grafton Street. Una delle numerose societies di gentiluomini e giovani appassionati di politica e dibattito sociale e culturale. Qui incontrò in particolare una figura importantissima per la sua crescita: John O’Leary. Patriota, eroico, che agli occhi di William era in quel periodo la perfetta incarnazione dell’ideale Feniano.

Con lui ed altri, come Douglas Hyde, avvierà il percorso di rinascita della letteratura irlandese fondando nel 1882 la National Literary Society per la pubblicazione della letteratura e della tradizione irlandesi.

Come O’Leary dirà:

“A literature suppressed and largely oral for two centuries could not simply be resumed by an act of patriotic will. There was a tradition to be restored (…) The practical focus of this controversy was on whether the new prose of the Revival should attempt to pick up where the tradition had been ruptured in the seventeenth-century or whether it should accept the fact of discontinuity and root itself in the spoken language (…)”

[“Una letteratura soppressa e in gran parte orale per due secoli non poteva essere ripresa semplicemente con un atto di volontà patriottica. C'era una tradizione da restaurare (...) L'obiettivo pratico di questa controversia era se la nuova prosa del Revival dovesse tentare di riprendere da dove la tradizione era stata rotta nel diciassettesimo secolo o se dovesse accettare il fatto della discontinuità e radicarsi nella lingua parlata (...)”]


“Perché non scrivo in irlandese”? L’avvio della carriera letteraria 

Mentre molti grandi poeti contemporanei come Pádraig Pearse e Peadar Ua Laoghaire decisero di utilizzare il gaelico come lingua di produzione poetica, Yeats restò tra gli esponenti del movimento che scelsero di non farlo. Chiarirà lui stesso le ragioni nella propria Autobiografia:

“Again and again I am asked why I do not write in Gaelic. [...] I begged the Indian writers present to remember that no man can think or write with music and vigour except in his mother tongue. I turned a friendly audience hostile, yet when I think of that scene I am unrepentent and angry. I could no more have written in Gaelic than can those Indians write in English; Gaelic is my national language, but it is not my mother tongue. […] I might have found more of Ireland if I had written in Irish, but I have found a little, and I have found all myself.”

[Più volte mi viene chiesto perché non scrivo in gaelico. [...] Ho pregato gli scrittori indiani di ricordare che nessun uomo può pensare o scrivere con musica e vigore se non nella propria lingua madre. Ho trasformato un pubblico amichevole in uno ostile, ma quando penso a quella scena sono impenitente e arrabbiato. Non avrei potuto scrivere in gaelico più di quanto possano quegli indiani scrivere in inglese; Il gaelico è la mia lingua nazionale, ma non è la mia lingua madre. […] Avrei potuto trovare più Irlanda se avessi scritto in irlandese, ma ne ho trovata un pò, e ho trovato tutto me stesso.]

Con la consapevolezza di avere un compito fondamentale da compiere per salvaguardare la memoria letteraria delle sue origini, ritornò a Londra nel 1887, dove si affermò come scrittore professionista, avvicinandosi anche alle arti occulte e alla teosofia, aderendo alla Theosofical Society per le affinità tra il misticismo e i temi fondanti del folclore.

Sempre a Londra, nel 1889, pubblicò la prima raccolta di poesie, The Wanderings of Oisin, and Other Poems, riprendendo un tema già noto all’epica irlandese: un poema dove la voce narrante di Oisin (Yeats in mentite spoglie) dialoga con quella di San Patrizio (Patrono dell’Isola) e racconta del proprio viaggio nel mondo delle fate; compaiono tutti gli elementi del suo immaginario, fortemente radicato in una tradizione fatta di magie, creature alate e mistero:

The Immortals moved among the fountains

By rivers and the woods' old night;

Some danced like shadows on the mountains

Some wandered ever hand in hand;

Or sat in dreams on the pale strand,

Each forehead like an obscure star

Bent down above each hooked knee,

And sang, and with a dreamy gaze

Watched where the sun in a saffron blaze

Was slumbering half in the sea-ways;

And, as they sang, the painted birds

Kept time with their bright wings and feet;

Like drops of honey came their words,

But fainter than a young lamb's bleat. (Book I)


[Gli Immortali si mossero tra le fontane

Sui fiumi e la vecchia notte dei boschi;

Alcuni ballavano come ombre sulle montagne

Alcuni vagavano mano nella mano;

O seduti nei sogni sul filo pallido,

Ogni fronte come una stella oscura

Piegati sopra le ginocchia affilate,

E cantavano, e con uno sguardo sognante

Guardavano dove il sole in un bagliore di zafferano

Era per metà addormentato nelle vie del mare;

E, mentre cantavano, gli uccelli dipinti

Tenevano il tempo con le loro ali luminose e i piedi;

Come gocce di miele sono arrivarono le loro parole,

Ma più debole del belare di un giovane agnello.]


Il Teatro come espressione di una nazione

Nel 1898, mentre era in Irlanda, incontrò Lady Augusta Gregory, aristocratica con la passione per la drammaturgia e il folclore irlandese.

Lady Gregory stava già raccogliendo storie dalla tradizione dell'Irlanda occidentale e Yeats, che stava cercando nuove ispirazioni a seguito della delusione politica per il momentaneo stallo dovuto alla perdita di leader reali, fu colpito dalla ricchezza delle ricerche della nuova amica.

Iniziò subito una produzione poetica ferventissima, grazie alla guida di valevoli collaboratori della cerchia di Lady Gregory. Con quest’ultima, Martyn ed altri scrittori tra cui John Millington Synge, Seán O’Casey, e Padraic Colum, Yeats fondò l’Abbey Theatre a Dublino il 27 dicembre 1904.

Fu una rivoluzione culturale, che scosse profondamente lo spirito della nazione, e le nuove generazioni di poeti e di drammaturgi irladesi.

Yeats si occuperà di teatro e del teatro, affiancandolo alla produzione poetica, fino alla morte.


La morte lontana dalla patria

Yeats viaggiò molto per esportare la cultura letteraria del proprio paese, e contaminarsi di nuove ispirazioni. Il lavoro di una vita gli valse il Nobel per la letteratura nel 1923:

For his always inspired poetry, which in a highly artistic form gives expression to the spirit of a whole nation.

[Per la sua poetica sempre ispirata, che con alta forma artistica ha dato espressione allo spirito di un'intera nazione.]

Era infatti lontano dall’amata Irlanda, cui dedicò tutta la propria vita poetica, quando morì il 28 gennaio 1939, nel sud della Francia, a Roquebrune-Cap-Martin (Roccabruna).

Seguendo le sue volontà, la moglie Georgie attese 10 anni prima di riesumarne i resti e portarli in Irlanda:

“If I die, bury me up there [Roquebrune] and then in a year's time when the newspapers have forgotten me, dig me up and plant me in Sligo”.

[“Se dovessi morire, seppelliscimi quassù (a Roquebrune) e in una decina d’anni, quando i giornali mi avranno dimenticato, sradicami e piantami a Sligo”].


Celebre rimane il suo epitaffio, registrato in una poesia edita nel 1933:

Under bare Ben Bulben's head

In Drumcliff churchyard Yeats is laid,   

An ancestor was rector there

Long years ago; a church stands near,

By the road an ancient Cross.

No marble, no conventional phrase,   

On limestone quarried near the spot   

By his command these words are cut:


Cast a cold eye 

On life, on death. 

Horseman, pass by!

 

[Sotto la cima nuda di Ben Bulben

Nel cimitero di Drumcliff, Yeays giace,

Un antenato fu lì rettore

Molti anni fa; una chiesa si trova vicina,

Lungo la strada un’antica croce.

Niente marmo, niente frasi convenzionali,

Su una pietra calcarea estratta vicina al posto

Secondo il suo comando, queste parole sono intagliate:


Getta uno sguardo impietoso

Sulla Vita, sulla Morte.

Cavaliere, prosegui!]


Elisabetta GAVETTI


Bibliografia

Brown, T.: The Life Of W. B. Yeats. A Critical Biography, Blackwell Publishers, 1999.

Mac Giolla Chríost, D.: A question of national identity or minority rights? The changing status of the Irish language in Ireland since 1922. Nations & Nationalism [serial online]. (July 2012), 398-416. Available from: Academic Search Complete, Ipswich, MA, 2012.

O’Leary, P.: Gaelic prose in the Irish Free State 1922 – 1939, UCD Press, Dublin, 2004.

O’Leary, P.: ‘The Irish Renaissance, 1890 – 1940: literature in Irish’, Cambridge History of Irish Literature Vol. II, 226 – 269, 2006.

O’Leary, P.: The prose literature of the Gaelic Revival 1881 – 1921: ideology and innovation, Pennsylvania State University Press, 1994.

Watson, G. J.: Irish Identity and the Literary Revival: Synge, Yeats, Joyce and O'Casey, Washington, DC: Catholic U of America P, 1994.

Yeats, W. B., The Collected Poems of W. B. Yeats, Wordsworth Poetry Library, 1