GIO PONTI

Giovanni Ponti, detto Gio (Milano, 18 novembre 1891 – Milano, 16 settembre 1979), è stato un architetto e designer italiano fra i più importanti del dopoguerra. Negli anni '20, la sua produzione fu improntata più ai temi classici, mostrandosi più vicino al movimento "Novecento", esponente del razionalismo. Sempre negli stessi anni iniziò anche la sua attività editoriale: nel 1928 fondò la rivista "Domus", testata che diresse fino alla sua morte, eccetto che nel periodo 1941-1948 in cui fu direttore di Stile. Nel 1934 l'Accademia d'Italia gli conferì il "premio Mussolini" per le arti.


«Gli italiani sono nati per costruire. Costruire è carattere della loro razza, forma della loro mente, vocazione ed impegno del loro destino, espressione della loro esistenza, segno supremo ed immortale della loro storia.»

(Gio Ponti, Vocazione architettonica degli italiani, 1940)


Oggi, 16 settembre, ricordo Giovanni "Gio" Ponti, nel  41° della sua scomparsa .

Il noto designer e architetto milanese, nasce il  18 novembre 1891. Studi sospesi per la chiamata alle armi durante la prima guerra mondiale, poi consegue la laurea in Architettura nel 1921 al Politecnico di Milano.

Inizialmente apre uno studio assieme all'architetto Emilio Lancia (1926-1933), poi collabora con gli ingegneri Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini.

Nel 1923 Gio Ponti partecipa alla Biennale di Arti Decorative a Monza; successivamente viene coinvolto nell'organizzazione delle varie triennali che si svolgono a Monza e Milano.

Inizia negli anni '20 un'attività di design presso l'industria ceramica Richard Ginori, portandola ad una produzione al contempo innovativa e tradizionale: piatti, vasi, piccole sculture da tavolo, sono realizzati con le più avanzate tecniche ma ispirati, da un lato, alla tradizione artigianale e, dall’altro, alle forme di antiche medaglie, urne e statue classiche, nonché popolati da sinuose figure ambientate in scenari dal vago retrogusto architettonico, accennati attraverso il disegno di colonnati, pergole o di intere basiliche (si pensi, per esempio, al celebre “Vaso delle donne e delle architetture”). L’impatto suscitato da queste prime opere è tale che, già nel 1923, il lavoro di Ponti per la Richard Ginori viene presentato alla Biennale di Arti Decorative di Monza, sulle riviste internazionali e, nel 1925, premiato con il Grand Prix alla parigina Exposition des Arts Décoratifs.

Nel 1928 fonda la rivista "Domus", testata che non abbandonerà più, fatto salvo un breve periodo durante la seconda guerra mondiale.

"Domus" assieme a "Casabella" rappresenterà il centro del dibatto culturale dell'architettura e del design italiano della seconda metà del Novecento.

L'attività di Gio Ponti negli anni '30 si estende ulteriormente: organizza nel 1933 la quinta triennale a Milano, disegna le scene ed i costumi per il teatro La Scala, partecipa all'ADI (Associazione del Disegno Industriale) ed è tra i sostenitori del premio "compasso d'oro" promosso dai magazzini La Rinascente. Riceve in questo periodo numerosi premi sia nazionali che internazionali.

A Ponti, designer universale, dopo aver realizzato moltissimi e svariati oggetti nei più diversi campi, dalle scenografie teatrali, alle lampade, alle sedie, agli oggetti da cucina, agli interni di famosi transatlantici, fino alla Pavoni, una macchina per caffé espresso da bar, nel 1936,  gli viene offerta una cattedra presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, incarico che manterrà fino al 1961.

Insieme a Fornaroli, nel 1951 si unisce allo studio l'architetto Alberto Rosselli; intanto i design come l'architettura di Gio Ponti, diventano sempre più innovativi abbandonando i frequenti richiami al passato neoclassico. Questo è da considerarsi come il periodo di più intensa e artisticamente feconda attività di Ponti: negli anni '50 verranno realizzate di fatto le sue opere più importanti. Ne sono un esempio il secondo palazzo ad uffici della Montecatini (1951) e il Grattacielo Pirelli (1955-1958) a Milano. I 120 metri di altezza di quest'ultima opera,  costruita intorno ad una struttura centrale progettata da Pierluigi Nervi, fanno del "Pirellone" (come sono soliti chiamarlo i milanesi) uno dei grattacieli in cemento armato più alti del mondo.

Degli anni '60 sono: il nuovo municipio di Cesenatico 1958-1961 (con polemiche sollevate da Zevi anche per il modo con cui fu estromesso dopo l'avvenuta approvazione di Giunta, il progetto dell'architetto cesenate Saul Bravetti), le chiese milanesi di San Francesco (1964) e di San Carlo (1967).

Del 1970 la Concattedrale di Taranto.

Un grande artista e valente progettista e talentuoso designer.

16-IX-2020


Gianluca RIGUZZI


Foto di copertina da https://www.schiavispa.it/blog/racconti-storici/mondo-colorato-gio-ponti/


Gio Ponti, Concattedrale "Gran Madre di Dio", da https://www.artstation.com/artwork/0DPdY